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Andiamo oltre l’Udc senza fare altri casini. Parla Tarolli

È un vero e proprio ammutinamento quello che un gruppo di componenti dell’Udc ha deciso di condurre contro i vertici del partito.
Riunita questa mattina in una conferenza stampa, la compagine ha annunciato la nascita di un nuovo soggetto politico che conta di riavvicinare gli elettori delusi dalla forza centrista. Alla base della scelta ci sono la delusione del risultato elettorale e la condanna della linea del leader, finora indiscusso, Pierferdinando Casini.
In una conversazione con Formiche.net, uno dei promotori dell’iniziativa, l’ex senatore trentino Ivo Tarolli (nella foto a destra), parla del nuovo progetto che vuole rinnovare il Centro italiano.

Senatore, perché creare un nuovo soggetto politico? Non esiste già un Centro, in Italia?
Prima di scegliere questa strada, siamo partiti da una constatazione. Da 15 anni il Centro in Italia è qualcosa di incompiuto. È forse perché il terreno culturale su cui si fonda ormai è esaurito? Il ruolo dei cattolici è diventato minoranza nella società o non dispongono più di uno spazio politico? Il terreno non si è esaurito di certo, perché il più grande Paese industrializzato d’Europa, la Germania, è uscito da una grande crisi proprio sotto la guida di una leader centrista, Angela Merkel. L’economia sociale di mercato e la sussidiarietà possono essere – e in tempi di crisi come quelli che viviamo forse lo sono ancora di più – messaggi attuali e di grande attrazione.

Occupando quali spazi politici?
La risposta vien da sé guardando i dati delle scorse elezioni. I due più grandi partiti, Pd e Pdl, che solo pochi anni fa avevano il 60% dei voti, oggi si fermano al 46%. A questo si associano i 9 milioni di italiani che hanno votato per Beppe Grillo e gli oltre 11 milioni che si sono astenuti. C’è una grande domanda di politica che chiede di essere soddisfatta. Mi viene da pensare che il problema del Centro italiano sia dunque un altro.

Quale sarebbe?
Pare abbastanza chiaro che la dirigenza dell’Udc abbia fallito. Casini si è smarrito; e chiedere scusa, come ha fatto nelle scorse settimane, non serve, perché il problema del partito non è stato solo di posizionamento, come ha sostenuto lui, ma di una profonda vacuità, di indeterminatezza, di inconsistenza. È stata una follia allearsi con Mario Monti, io sono stato contrario fin dal principio, ma mi convinsero a cambiare idea per non sembrare divisi. La realtà è che ci è stato chiesto come centristi di sostenere acriticamente il professore, senza un perché, senza un progetto, solo perché era giusto. La colpa tuttavia non è solo di Casini, ma di tutti i vertici, dal segretario nazionale Lorenzo Cesa a Rocco Buttiglione.

Che modello di partito avete in mente? Dove si collocherà?
Riteniamo che il Centro oggi debba attuare una strategia dei due tempi: il tempo della straordinarietà della crisi, quello di oggi, dove si deve cooperare tra forze politiche indipendentemente dalla propria identità o dal proprio credo, come sta avvenendo nell’attuale governo. In futuro, invece, quando ci tornerà a una situazione meno emergenziale, crediamo sia essenziale tendere a un modello proporzionale che valorizzi la nostra diversità e che bisogni rimanere nell’alveo della nostra collocazione culturale, che rimane quella del Partito popolare europeo al quale aderiamo e che è alternativa a quella socialdemocratica.

Un’altra stoccata a Casini…
Casini ha sbagliato anche in questo: a snaturare il partito, costringendolo ad alleanza differenti in ogni territorio per motivi puramente elettoralistici. E qui si torna al punto di partenza: se è vero che nella società moderna la leadership è un elemento insostituibile, è altrettanto vero che non può diventare una leadership autocratica, ma deve coniugarsi con il rispetto delle territorialità e del dibattito interno.

Ora che accade?
Intanto l’11 maggio apriremo all’hotel Parco dei Principi un cantiere al quale invitiamo i cattolici che vogliono provare a rifondare questo partito. La prima opzione è quella che la dirigenza attuale ci consenta di cimentarci con questo nuovo progetto, mettendo a disposizione il radicamento dell’Udc. Se questa sollecitazione non fosse assecondata, allora si porrà necessaria la seconda opzione, cioè un partito che nascerà ex novo da un’associazione che sta nascendo con Angelo Sanza e Giuseppe Gargani, che potrà essere la base di un nuovo contenitore. Certo, se i vertici dovessero opporsi al cambiamento, oltre ai fallimenti dovranno anche intestarsi la responsabilità negativa di voler continuare a fare solo i loro interessi. In entrambi i casi crediamo si debba andare oltre l’attuale soggetto per dare vita a una nuova forza politica.


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