Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Come se la cavano i quotidiani italiani su Facebook e Twitter

Mentre la crisi dell’editoria dovuta al drastico calo degli investimenti pubblicitari sta lasciando segni profondi tra le testate cartacee e online italiane, l’attualità impone di stare al passo con i tempi. L’ampia diffusione della Rete e dei devices mobili ha imposto un processo di rinnovamento che ha coinvolto interi settori, primo tra tutti quello del giornalismo che per sopravvivere all’overload informativo ha dovuto piegarsi alle nuove dinamiche. Ma forse non abbastanza. Se si considera infatti che il 62% degli italiani riceve notizie da Internet (percentuale che secondo i dati di una ricerca condotta dall’Università di Urbino sale al 97% guardando solo giovani e adulti) e che il 23% della popolazione riceve notizie tramite Facebook e Twitter lo sforzo dei giornali italiani verso tale settore dovrebbe essere massimo.

Le performance dei giornali Italiani in Rete
Alla luce di tutto ciò, e posto che ormai tutti i quotidiani cartacei hanno una propria versione online, come se la cava il giornalismo italiano con i social network? Lo abbiamo chiesto a Vincenzo Cosenza, social media strategist e responsabile della sede romana di Blogmeter, un servizio di ascolto dei social media fondato su una piattaforma tecnologica che permette di analizzare ciò che viene detto online su un tema, un’azienda, un brand o un personaggio pubblico. Presente tra gli speaker della settima edizione dell’International Journalism Festival (Perugia, 24/28 aprile 2013) Cosenza ha presentato l’ultima ricerca realizzata con il tool Social Analytics di Blogmeter in cui vengono analizzate le performance dei profili ufficiali dei quotidiani italiani su Facebook e Twitter per identificare chi riesce a creare la community più numerosa, coinvolgere maggiormente i propri utenti, e quali sono i contenuti che generano più interazione.
Partiamo dai dati: 11,5 milioni di interazioni sviluppate da 56 pagine Facebook e 38 account twitter delle maggiori testate giornalistiche italiane hanno rappresentato il materiale dal quale ha preso il via la ricerca.

Le performance su Facebook

L’Engagement Map sopra illustrata mostra il posizionamento secondo il numero dei fan (ascisse), il total engagement come somma di like, commenti, condivisioni, post spontanei in bacheca (ordinate), il numero di post scritti (ampiezza della bolla).

Il quadrante dei leader è occupato da La Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Fanpage.it (testata all digital che ha più fan di tutti), Leggo, seguiti a distanza da il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, siti che “solo per un passo hanno superato la media fissata per occupare tale quadrante”, commenta il social media strategist. Per Cosenza i primi due classificati nel quadrante dei leader rappresentano una conferma scontata:  “La Repubblica e il Fatto quotidiano godono del privilegio di essere sbarcati per primi nel mondo dei social, così non è per Fanpage.it (testata all digital che ha più fan di tutti) e Leggo, forse i fenomeni più interessanti emersi da questo studio”.
“Purtroppo solo sei dei siti considerati ha raggiunto la categoria dei leader, mentre la maggior parte delle testate ricade nel quadrante dei laggards ossia di coloro che hanno performance sotto la media del settore”, dichiara Cosenza.

E su Twitter?

Su Twitter sono La Repubblica (che ha circa 207.000 menzioni in 3 mesi) Il Corriere della sera, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Il Sole 24 Ore, La Gazzetta dello Sport e Il Post tra i migliori posizionati in termini di follower e di mention (RT, Reply e citazioni spontanee ricevute), ma anche in questo caso, mette in evidenza Cosenza, il comportamento dei siti di informazione italiani risulta in ritardo.

Una discarica di link
L’errore allora potrebbe non consistere nella quantità (di socializzazioni, interazioni ecc) ma nel metodo: “Si usano ancora i social media come discarica di link, senza una cura del contenuto postato su Facebook e Twitter, né del dialogo con fan e follower. Un uso meramente strumentale a veicolare traffico sul sito web principale – aggiunge Cosenza – che non evidenzia l’uso di tecniche per coinvolgere il lettore”.

Un investimento maggiore e alcune eccezioni…
“C’è molto da fare – commenta l’esperto di social media -. Snobbati fin dagli albori, i social network cominciano a svolgere un ruolo via via più importante nella formazione dell’opinione pubblica. Consapevolezza che non corrisponde ad un impegno costante e professionale da parte dei siti d’informazione”.
Chi ne fa un uso più sapiente? “Al momento solo La Stampa e Il Sole 24 Ore hanno un social media editor”, mette in evidenza Cosenza che fa notare come solo in pochi abbiano delle persone dedicate alla gestione dei social network. “Sempre sulla cresta dell’onda è poi Il Fatto quotidiano che sta sperimentando anche la piattaforma di Google plus e che su Twitter si mostra molto attento alla propria community garantendo loro la possibilità di porre domande ad alcuni personaggi noti e ricorrendo spesso all’ausilio di hashtag”.

Consigli per una migliore gestione dei social
Il segreto per un buon uso dei social network per Cosenza consiste nell’abbandonare la concezione dei social come mero “strumento per portare acqua al proprio mulino” e creare una comunità di utenti fedeli ricorrendo ad alcuni espedienti: “Commisurare la propria presenza su più social network in base alle forze che si possiedono in modo da non disperdere le proprie energie, lavorare con maggiore cura nella gestione dei social, creare dei rapporti amicali tra chi sta dietro l’account e gli utenti, diversificare la gestione in base al mezzo: su Facebook premierà ad esempio l’ausilio delle foto mentre su Twitter la tempestività. Qui i link sono da preferire alle foto, ma è sempre necessario accompagnarli con una descrizione tipicamente da social e non limitarsi al titolo dell’articolo. Coinvolgere infine gli utenti stimolandoli all’interazione come ad esempio con sondaggi”.
“Costruire un rapporto di fiducia con la community, che non equivale necessariamente agli affezionati del sito web, potrebbe rivelarsi importante nel lungo periodo se si vorranno invogliare gli utenti a pagare per alcuni contenuti pregiati”, aggiunge Cosenza.

×

Iscriviti alla newsletter