“La presenza del Pd alla manifestazione della Fiom sarebbe stato un equivoco da manicomio criminale”.
È netta l’opinione di Ottaviano Del Turco, che commenta così la polemica a distanza tra il segretario dei democratici, Guglielmo Epifani, e il leader della Fiom, Maurizio Landini.
Nella sua carriera Del Turco è stato segretario aggiunto della Cgil al tempo di Luciano Lama, ultimo segretario nazionale del Partito socialista italiano, deputato, senatore e membro della direzione nazionale del Partito Democratico.
In una conversazione con Formiche.net parla dei rapporti tra politica e sindacato e degli sforzi del governo Letta.
Senatore, lei è stato sia un politico che un sindacalista. Può dunque valutare la polemica Epifani-Landini da entrambi i punti di vista.
In questo caso credo ci sia poco da discutere. Guglielmo Epifani ha fatto ciò che doveva, cioè non avallare la partecipazione del proprio partito a una manifestazione del genere. Il Pd non è uno spettatore nel governo Letta, ma ne è parte integrante, senz’altro la più corposa. E il suo vicesegretario è presidente del Consiglio. Certo, c’è tanto da lavorare, ma il centrosinistra sta tentando faticosamente di portare un contributo che aiuti l’Italia ad uscire dal pantano. E per alcuni cosa dovrebbe fare? Manifestare contro il suo stesso esecutivo. Ma per favore. Se il Pd avesse partecipato alla manifestazione avrebbe generato un equivoco da manicomio criminale.
Ma il Pd non dovrebbe schierarsi dalla parte di lavoratori come quelli della Fiom? Pare che l’equivoco sia stato questo…
Posso fare riferimento alla mia esperienza sindacale. Nel 1968 entrai a far parte dell’ufficio di organizzazione centrale della Fiom. Il segretario era Bruno Trentin, non uno qualunque. Ma posso assicurarle che mai avrebbe avallato una manifestazione di questo tipo. È ormai evidente che dietro le posizioni e gli atteggiamenti di Landini c’è altro…
A cosa si riferisce?
Suvvia. È chiaro che Landini punta a formare un altro soggetto di sinistra per lavorare con altri micro-partiti a una sorta di “rassemblement de gauche”. Tutto già visto.
Nelle scorse settimane se n’è parlato, è vero, ma la manifestazione della Fiom era incentrata su altri temi…
Mi stupisce che voi giornalisti vi stupiate. D’altronde Landini la sua scelta di campo l’aveva già fatta prima delle elezioni, quando si schierò apertamente dalla parte di Antonio Ingroia e Rivoluzione Civile.
Ingroia?
Sì. Il magistrato che si è presentato alle elezioni e ha preso l’1,8% dei voti (al Senato e il 2,25% alla Camera, ndr). Tutto grazie a un nuovo clone dei partiti di Ferrero, Diliberto e altri. Ora anche Landini insegue il motto dell’estrema sinistra italiana: “Di sconfitta in sconfitta, fino alla vittoria”. In questo senso ho trovato interessante e ragionevole il richiamo di Epifani alla concretezza delle cose.
In che cosa dovrebbe consistere questa concretezza?
Vede, se fosse vero che l’estrema sinistra è in totale disaccordo con tutti in Italia, dovrebbe avere il coraggio di usare il linguaggio di Grillo, un verbo contro il “sistema”. Ma poi anche chi alza le barricate si rende conto che quel tipo di linguaggio non è poi così di sinistra, anzi. Bisogna recuperare il valore del dialogo e della costruzione di percorsi positivi, che non portino a un’ulteriore frammentazione del centrosinistra.