Verificare se ci sono le condizioni per dialogare con i vari pezzi della destra italiana e comporre una proposta di insieme che sia elettoralmente spendibile. A questo è chiamato l’ex sottosegretario all’ambiente Roberto Menia, dopo che Gianfranco Fini ha sigillato oggi le sue dimissioni da Futuro e libertà, a seguito della disfatta elettorale di febbraio. Nelle scorse elezioni il partito del presidente della Camera è rimasto sotto l’uno per cento, facendo eleggere il solo Di Biagio al Senato per via del voto all’estero.
“Le mie dimissioni – ha ribadito Gianfranco Fini durante l’assemblea di oggi – sono irrevocabili, ma non vado in pensione. La politica non è soltanto gestione, ma anche elaborazione di idee, provocazioni culturali… ed è ciò che intendo fare. Auspico – ha proseguito Fini – la nascita di una grande assemblea costituente della destra con tutti coloro i quali si riconoscono nella destra e nella sua cultura”.
Le componenti di destra al momento presenti nel panorama italiano sono balcanizzate tra i Fratelli d’Italia di Meloni, Crosetto e La Russa; La Destra di Francesco Storace e ciò che resta del Fli. Nelle ultime settimane proprio Menia sarebbe stato avvistato nel riallacciare il dialogo con il siciliano Domenico Nania, mentre a Di Biagio spetterebbe il compito di ricucire con Fabio Rampelli, leader nel Lazio di FdI. Ma il nodo di un futuribile rassemblement a destra non passa esclusivamente da rapporti personali o da convenienze elettorali, bensì dal vero nocciolo della questione: il patrimonio della Fondazione di An.
Su cui un accordo non solo non è stato raggiunto ma non è mai stato neanche tentato. Inizialmente la vicenda, che coinvolge anche Il Secolo d’Italia dove dopo le elezioni di febbraio sono rientrati i trombati eccellenti in aspettativa Bocchino, Sottile, Moffa, Ronchi, è andata avanti a colpi di carte bollate. Con il bolognese Enzo Raisi delegato ad occuparsi della vicenda. Solo lo scotto delle urne, secondo quanto riferisce un ex deputato che non è stato eletto, ha fatto tornare in programma una sorta di pax omnia. Per chiudere i conti con un passato di rancori e recriminazioni, per scacciare progetti fumosi e macro errori strategici. E costruire una nuova fase.
E per questo che come primo atto Menia ha nominato Daniele Toto e Luigi Di Biagio coordinatori nazionali. Ma la prima domanda da porsi è: dall’altro lato che ne pensano?
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