La debacle elettorale del Pd, l’alleanza con Sel e non con Casini, gli errori commessi a urne chiuse, il voto al Colle, le larghe intese e il congresso. “Prima che sui nomi, interroghiamoci sul perché abbiamo perso le elezioni”, chiede il deputato del Pd ed ex ministro dell’Istruzione Beppe Fioroni, che lancia un vero e proprio ultimatum: da adesso in poi il partito faccia “solo scelte nette”. E se ci sarà da “tagliare, andrà fatto senza rimpianti”. Ecco la conversazione di Formiche.net con Fioroni.
Sergio Chiamparino punta a una segreteria Pd in “stile Veltroni”, condivisa e allargata: riuscirà dove altri hanno fallito?
Non credo che il congresso dovrà riguardare Tizio o Caio. Il limite di tutte le vicende del Pd è stato proprio quello di immaginare i congressi come referendum più sulle persone che sul progetto. Dovremmo avviarci all’appuntamento di novembre guardandolo come occasione di grande chiarimento sulla linea di un Pd che vive in una società profondamente modificata. Per questo deve decidere come interpretare quel cambiamento. Sono molto preoccupato dalla prospettiva di una competizione nuovamente sui nomi a prescindere dalla linea politica.
Cosa ha imparato il Pd dalla “lezione” politica degli ultimi tre mesi?
Intanto che fino a ieri ragionavamo su un sistema bipolare, che nel frattempo è diventato tripolare, anzi, per certi versi quadripolare. Dovremo fare un congresso, prima ancora per decidere chi sarà segretario, per interrogarci a fondo sul perché abbiamo perso le elezioni. Nel momento di maggiore debacle del nostro avversario storico Silvio Berlusconi, gli elettori hanno scelto di non votare Pd ma hanno o rivotato Pdl o i Cinque stelle. Ma mentre i voti per Grillo sono di protesta, che riguarda tanto i delusi del centrodestra quanto quelli del centrosinistra, quelli che mancano al Pd hanno altre cause.
Quali i punti critici?
Chiediamoci quindi come mai, nell’assenza di una destra, e con una prateria davanti a noi, non abbiamo vinto. Interroghiamoci soprattutto sul motivo per cui l’elettore italiano non trova sufficientemente attrattivo il Pd e le sue proposte. Sono convinto che non sia solo un problema legato alla leadership, ma di contenuti e di prospettive future. Serve ripartire da cosa abbiamo sbagliato nelle fasi post elettorali, quando abbiamo mostrato una linea altalenante, che passava “di fiore in fiore”. Sino a che poi sono stati recisi tutti i fiori.
Non sono ancora smaltite le “tossine” dell’elezione del capo dello Stato?
Diciamo chiaramente quali scelte intendiamo fare, ma anche quali sono quelle che abbiamo perseguito: dalla scelta del Presidente della Repubblica e delle larghe intese. Non dimentichiamo che abbiamo visto bocciare dai gruppi parlamentari del Pd Marini perché gradito anche al centrodestra, e oggi ci ritroviamo con Alfano vicepremier e ministro dell’Interno, in un governissimo che non è un governo di scopo. E contro il quale avevamo brandito le asce durante le riunioni della direzione, gridando il nostro “mai”. Invece oggi siamo felicemente all’interno di un governo di alleanza politica tra Pd e Pdl. A queste domande dobbiamo trovare le giuste risposte e su quelle ricostruire un progetto che corregga i tanti errori commessi. E questa volta all’insegna di quel motto popolare che dice “il medico pietoso fa la piaga puzzolente”. Se ci sarà da tagliare, andrà fatto senza rimpianti. Non possiamo permetterci di essere il partito del “sì, ma non posso”.
Scelte diverse, dunque: come passare dal dialogo elettorale con Sel a uno più intenso, ad esempio, con Scelta civica?
Beh, noi con qualcuno dovremo pur dialogare perché i compagni di viaggio delle scorse elezioni, dopo una campagna elettorale condotta assieme, poi ci hanno mollato. Nonostante fossimo d’accordo che avremmo preso le decisioni a maggioranza. Molto probabilmente se avessimo chiuso l’accordo, prima con Casini e poi con Scelta civica, forse oggi non ci sarebbe il governissimo ma un esecutivo più normale e di centrosinistra.
Prodi che non rinnova la tessera è una ferita storica per il Pd?
Resta il fondatore dell’Ulivo, con un’idea precisa di Pd come soggetto ben definito. Credo che avverta la difficoltà di un contenitore che, da quando è nato, ha avuto molti individui interessati a sapere cosa potessero fare, ma pochi interessati a conoscere cosa il Pd potesse essere.
Il destino di Epifani è già segnato o sarà il riequilibrio “a sinistra” del centrismo di Letta premier?
Siamo uno strano partito che rischia di vivere con un moto pendolare perpetuo. Abbiamo riequilibrato sette ministri diessini con sottosegretari e presidenti di commissione: beh mi auguro che da oggi in poi si trovi il modo di scegliere persone capaci senza dati anagrafici e appartenenze. Poi, avendo chiesto a Epifani lo sforzo di un passo avanti in un momento difficile, in base ai risultati ottenuti si deciderà se proseguire o meno.
Ieri altri centristi come Gargani hanno dato vita ai Popolari europei: quanto spazio politico c’è ancora al centro?
Credo occorra sempre un centro, che scelga, prima del voto, la strada da percorrere in un sistema di alleanze chiare e dichiarate.
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