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Giochi: il mercato delle concessioni è sempre più “chiuso”. Il paradosso del modello italiano.

Ancora una volta l’Italia sembra volersi allontanare dall’Europa e dal libero mercato. La notizia diffusa ieri dal portale specialistico Agimeg, secondo cui alcuni operatori italiani del gioco starebbero già lavorando a un mercato chiuso del gioco in Italia a partire dal 2016, comporta alcune riflessioni. Scadute tutte le concessioni nel 2016, alcuni big vorrebbero replicare il bando delle Newslot, consentendo solo a pochi concessionari, già oggi presenti sul mercato, di operare sul mercato in regime di oligopolio. Una volontà comprensibile ma inaccettabile. Chi sceglierebbe i criteri? E su quali basi? E perchè premiare gli attuali attori del mercato impedendo ai nuovi di offrire i propri servizi?

E’ più che evidente che gli operatori post 2016 sarebbero quelli già oggi in possesso di un buon numero di agenzie fisiche sul territorio, così da non vanificare gli importanti investimenti sostenuti a partire dal 1998 con l’apertura del mercato delle scommesse. Parliamo quindi di Lottomatica, Sisal Matchpoint, Intralot, Snai, forse Eurobet, Merkur. Un bene? Sicuramente non per il consumatore, che rischierebbe di trovarsi davanti a un’offerta “fissata”, sia nel palinsesto che nelle quote. Obbligato quindi ad accedere ai siti internet che però lo stato italiano oscura anche se in possesso di tutti i requisiti europei di licenza e pubblica sicurezza. Troppo alto quindi il rischio che il gioco, soprattutto fisico, ritorni così nelle mani di circuiti effettivamente illegali, organizzati e gestiti dalla malavita.

Nel 2012, l’Avvocatura della Corte di Giustizia Europea aveva indicato la strada da seguire per il dopo 2016. Liberalizzare il mercato e riconoscere la figura professionale del centro trasmissione dati, unica reale forma di controllo sul territorio in quanto indipendenti dal bookmaker. Perchè questa strada, ad oggi, non è stata ancora intrapresa? Sarebbe interessante che qualcuno rispondesse a questo semplice quesito.

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