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Il governo Letta è la negazione del Pd. Parla la prodiana Zampa

“Mi fa molto più paura l’ipocrisia unanimista del coraggio della verità”, dice a Formiche.net la deputata del Pd Sandra Zampa, vicina politicamente all’ex premier Romano Prodi, nell’affrontare a trecentosessanta gradi i nodi del suo partito e i primi giorni del nuovo esecutivo targato Letta, “una Dc rinfrescata”, lo definisce. E a Berlusconi dice: “Se fosse alla guida della Convenzione, si rivolterebbe in cinque minuti metà del Paese”. Ecco la conversazione di Formiche.net con la prodiana Zampa.

Il governo Letta è il tradimento dell’Ulivo?

Quello è stato un incubatore per la politica e per il Pd. Possiamo dire che il governo certamente nega i fondamentali del Pd, che ha nelle sue ragioni costitutive un progetto politico che prevedeva un esecutivo alternativo al centrodestra, nei contenuti e nel programma. Tutto questo in una logica che riportava la politica vicina ai cittadini. É evidente che in questo momento dobbiamo prendere atto che l’espressione del voto di chi ha scelto il centrosinistra non corrisponde di certo alla strada che abbiamo imboccato.

Proprio non vi era altra scelta?

L’unico argomento che si riesce a portare a difesa è che l’Italia aveva bisogno di un governo e che quindi non si poteva fare diversamente. Naturalmente aggiungerei che si è voluto, intenzionalmente, non fare in altro modo.

Ovvero?

Vi è un concorso di ragioni, che dipendono dal fatto che la scelta del Presidente della Repubblica era indirizzata per una maggioranza di governo classicamente inteso. E non soluzioni di minoranza, o un esecutivo del Presidente, o di scopo. Mi pare però che la scelta vera l’abbia fatta il Pd.

Solo errori di Bersani in un partito al momento acefalo?

Il partito ha deciso, con centouno voti di altrettanti traditori, di bocciare la persona che era stata individuata come avversario delle larghe o secondo la definizione di Marini medie intese. Chi ha votato contro Prodi voleva impedire quello scenario, credo infatti che vi siano anche ragioni più risibili, come quelle legate alla poltrona. Infatti era circolata la voce che con Prodi sul Colle si sarebbe tornati subito alle urne. Forse messa in giro ad arte. É notorio che il Presidente Prodi non è uno che di certo avrebbe portato il Paese ad affrontare la tempesta senza una barca, gettandolo nel caos. Le cose sono andate così e dovremmo prendere atto che dietro c’è stata un scelta politica e non solo di antipatie personali. Tutto è stato organizzato, e lo dimostrano quelle schede fotografate da qualcuno dopo il voto.

Al pari di alcune schede votate con le iniziali come per far riconoscere la firma?

No, quella è un’altra storia a cui un giorno, quando la polvere si sarà depositata, dedicherò un lavoro giornalistico o di archivio. Capire e conoscersi credo sia importante.

Occhetto su Repubblica e il professor Prospero sull’Unità certificano: ala sinistra ormai sacrificata. Solo un’iperbole nostalgica?

Non condivido il parere di nessuno dei due, perché ciò che è accaduto è stato fortemente voluto anche dalla componente di sinistra del Pd. Nella decisione dei centouno c’erano tutti. Ma ad esempio il neo ministro Bray è una personalità legata a D’Alema, perché corrisponde ad una scelta del premier Letta di circondarsi di facce nuove, e questo ha reso più agevole la fiducia. In passato Letta aveva già sperimentato larghe o medie intese, penso al think thank di Letta veDrò.

Il governo, quindi, come il revival di una Dc 2.0?

E’ un assunto corretto, la definirei una Dc nuova e rinfrescata. Almeno nelle intenzioni di quelli che sono lì. Però dietro a tutto resta l’ingombrante presenza di una destra rappresentata dal volto di Berlusconi, anche se in questo frangente non visibile nitidamente. E quando lo riterrà utile per i suoi disegni, temo che riapparirà.

A proposito del Cavaliere: a metà tra la candidatura a senatore a vita o a capo della Convenzione per le riforme. Due cariche più o meno adatte alla sua figura?

Entrambe totalmente inadatte. Credo che nessuno gli abbia promesso di nominarlo senatore a vita. Credo sia una falsa indiscrezione. Quanto alla Convenzione si rivolterebbe metà del Paese se a guidarla fosse lui e la pacificazione raggiunta in questi giorni andrebbe a rotoli nel giro di cinque minuti.

Qualcuno ha epitetato il programma di Letta come un libro dei sogni: critiche a priori?

Mi sembra che lo stesso premier abbia ieri un po’ ridimensionato al Senato le parole dette alla Camera, forse ha capito che quello è un programma per i prossimi dieci anni. Naturalmente contiene punti che mi piacerebbero fossero attuati, è la ragione per la quale ho dato il mio voto. Diciamo che sogniamo insieme.

Il Pd è sempre più diviso tra Renzi e Barca, o prevede un terzo incomodo come Epifani?

Sono rimasta sbalordita nel leggere che è già tutto deciso, anche il cambio dello statuto per  celebrare il congresso senza primarie. Ma cos’è, la restaurazione? Ovvero l’idea che, dal momento che abbiamo sbagliato tutto, si torna al vecchio anziché costruire quel nuovo che avevamo promesso? Lo trovo francamente paradossale. Non penso che la soluzione alla tragedia nella quale vive il Pd si risolva correndo a schierarsi. Ma riprendendo in mano il progetto e discutendo, magari fino a dividersi se non c’è altra soluzione. Mi fa molto più paura l’ipocrisia unanimista del coraggio della verità.

twitter@FDepalo


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