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Epifani? La politica si stacchi dai sindacati. Parla Benvenuto

Due soggetti distinti e indipendenti, dialoganti ma autonomi. Che siano così in grado di dare risposte concrete sui temi ineludibili. In una conversazione con Formiche.net, Giorgio Benvenuto (nella foto), già segretario della Uil ed ex deputato dell’Ulivo di Romano Prodi, commenta così il Pd e il suo rapporto con il sindacato, dopo che l’ex segretario della Cgil Guglielmo Epifani è stato “promosso” alla segreteria del post Bersani.

Un ex sindacalista, dal profilo socialista, nell’epicentro della crisi Pd: riuscirà dove i politici hanno fallito?
Epifani spariglia le carte. L’esperienza collaudata per sedici anni alla Cgil e la capacità di mediazione sono un ottimo biglietto da visita per lui. Ha vissuto una fase molto complessa dei rapporti tra il più grande sindacato del Paese e il governo, quindi coabitando con diverse anime, non solo quelle che si richiamano grossomodo al Pd. Aggiungerei la conoscenza di quei problemi troppo spesso politicamente sacrificati: gli aspetti sociali. Non vedo elementi di difficoltà, se non la continua ricerca della provenienza di ognuno: in fondo il Psi è scomparso dal ’93. In questo mondo che cambia così rapidamente non trovo utile andare a ricercare le origini.

Certo, il momento del Pd non aiuta…
E’ passato dall’euforia pre elettorale alla disperazione della sconfitta. Deve fare i conti con la realtà di un partito tutto proiettato in avanti e che adesso Epifani dovrà gestire in altro modo, con attenzione alla struttura e a posizioni di merito che non siano solo quelle dello scontro con Berlusconi, che purtroppo sino ad ora hanno finito per prevalere. Credo invece sia fondamentale non essere solo “contro”, ma “per” e misurarsi su temi ineludibili.

Sergio Cofferati sostiene che l’autonomia del Pd è quasi a rischio con il nuovo segretario, come se storicamente Pci-Pds-Ds-Pd non fossero stati cinghia di trasmissione della Cgil. Solo una “dimenticanza”?
Rispetto al passato nel quale Pci e Psi avevano un peso nelle vicende sindacali, negli ultimi tempi c’è stato un minor collegamento tra le parti. Certo, anche la Cgil tenta di influire sulle vicende partitiche, ma non dimenticherei la polemica che ci fu a suo tempo fra D’Alema e Cofferati. Direi che oggi partiti e sindacati non procedono più a braccetto come poteva avvenire una volta. Ciò non significa che non vi sia una capacità di interlocuzione o una presenza dei sindacalisti nella vita del Pd, ma osservo come oggi quel paradigma si sia rovesciato. E lo dimostra il fatto che una parte consistente dei lavoratori abbia votato per Grillo. Per cui quello schema, che per pigrizia, siamo stati portati a identificare, nella realtà invece non è più come lo abbiamo descritto.

Epifani annuncia: “La caduta del Pd è fermata, abolirò il correntismo”. Come far convivere allora democratici, margheritini, popolari, comunisti, e giovani turchi?
La strada che ha dinanzi è disseminata di ostacoli rilevanti. Nello statuto del Pd non ci sono le correnti, ma poi da osservatore esterno credo che il vero problema con cui l’intero gruppo dirigente si dovrà misurare sia un partito nato con una fusione a freddo. Nel quale si continuano ad usare le espressioni ex e post, mantenendo quindi le rispettive provenienze. Le componenti, non ammesse, in realtà stanno polverizzando il Pd: ve ne sono undici ufficiali. Uno spappolamento che impedisce di costruire, che conduce all’immobilismo, e che porta a discutere di posti e non di politica. Inizialmente il Pd era stato immaginato per essere costruito su politiche e non su assetti stabili e fossilizzati.

Crede abbia ragione Fabrizio Rondolino, che da queste colonne ha chiesto al Pd di fare come Blair, tagliando il cordone ombelicale con il sindacato?
Direi che questo legame appare di più di quello che in realtà è. Sono un sostenitore dell’autonomia, la mia esperienza era diretta a un sindacato identificato come un soggetto politico autonomo. Per cui tutto ciò che va nella direzione dell’autonomia è significativo: non vale solo per il Pd, ma per tutto il panorama partitico. Di contro, il Pd dovrà essere in grado di capire e approfondire i temi di carattere economico e sociale. C’è stata molta disattenzione fino a questo momento. Il mondo è cambiato e sul lavoro penso vi sia ancora una visione datata. Vedrei benissimo due soggetti che interloquiscono e discutono, un passaggio che ne rafforzerebbe l’autonomia.


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