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Letta grazie a Berlusconi sgonfierà Grillo

La situazione politica italiana sta prendendo una buona piega. Almeno, così sembra a oggi. L’accordo di programma concernente l’Imu, la cassa integrazione e l’Iva è adesso nelle mani del ministro Saccomanni che dovrà trovare la copertura finanziaria.

Certamente, non sono pochi i malumori che trapelano nella grande maggioranza. Innanzitutto quelli di una certa sinistra che, pur non potendolo ammettere esplicitamente, teme qualcosa da questa giusta accondiscendenza di Letta alla linea del Pdl. Comunque, tutto sommato, le cose stanno procedendo al meglio. E che il governo stia veleggiando lo dimostra il modo scomposto con cui Grillo sta intervenendo facendo l’opposizione a modo suo, l’unico che conosce probabilmente. Prima la contestazione dello ius soli, poi le grida alte su un presunto colpo di Stato. Il presidente del Consiglio ha tenuto a precisare il suo sdegno, rispondendo botta su botta al Movimento cinque Stelle, ma forse non valeva la pena impegnarvisi.

Certo la reazione si giustifica, ma è un errore star dietro a chi ormai è in caduta libera di consensi, sebbene non perda ancora popolarità sui media.

Il punto politico vero è abbastanza semplice. Il Pd è uscito massacrato dalle elezioni quirinalizie ed è in crisi interna alla ricerca del futuro segretario. Il rapporto con l’elettorato è momentaneamente assente. Lì accanto, Scelta Civica è già acqua passata, avendo ottenuto il massimo che era possibile ottenere al netto della sconfitta elettorale, e non avendo alcun tipo di spazio da rivendicare in futuro.

Chi ha invece uno straripare di consensi attuali e potenziali è Silvio Berlusconi. Come si sa le condanne lo rafforzano e la sua posizione copre uno spaccato ampio d’interessi, quelli tipici dei ceti medi, desiderosi di essere governati ma convinti che nel mondo si governa sempre troppo.

Per questo Letta fa bene a sostenere con forza una linea di defiscalizzazione, dando al suo esecutivo un’immagine dinamica e pragmatica.

Ciò che non può avere da sinistra, infatti, è il consenso. Ma questo, appunto, gli è fornito accogliendo le proposte e le richieste del Pdl, senza doversi spendere in impegni strategici con nessuno. D’altronde rivolgersi a sinistra gli è inutile. In primis, perché il Pd è il suo partito. In secundis, perché il suo partito è alle prese con uno smarrimento d’identità lampante. L’enigma del consenso è, invece, l’unico piano inclinato in discesa per la politica nazionale. Anche se quest’aspetto, infatti, non è molto sottolineato, costituisce il principale dato su cui ragionare. Se riflettiamo un momento, infatti, cosa pensino gli italiani oggi è facilissimo a sapersi. Basta guardare immediatamente a quello che ciascuno di noi pensa.

Di cosa c’è bisogno?

Semplice: di una politica di tagli alle spese che restituisca valore reale agli stipendi, di avere più facilità ad assumere e a essere assunti, di realizzare una serie di legami con i Governi degli altri Paesi per rendere sostenibile e difendibile la nostra politica e la nostra economia. Il problema è che abbiamo badato tanto, forse troppo e troppo a lungo, alla stabilità della Repubblica, fatta di leggi complesse, farraginose e molto demagogiche, e abbiamo, invece, trascurato la potenza della democrazia, fatta di condivisione di scelte e di relativo beneplacito popolare. Se Letta e il suo governo proseguiranno in questa direzione, il consenso sarà tale da far dimenticare a tutti Grillo e le sue idiote sparate istrioniche da quattro soldi. E potremo finalmente sentirci normali: cittadini cioè che vivono in una democrazia che funziona e non in una repubblica sepolta da leggi inutili e privilegi insopportabili.

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