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Renzi, Letta e finanziamento pubblico ai partiti. Parla Velardi

Una navigazione a vista senza progettualità, con un premier meno popolare del suo predecessore e un avversario che sta evitando di fare pesare le vicende processuali sugli equilibri di governo. E’ un Claudio Velardi a trecensosessanta gradi quello che, in una conversazione con Fomiche.net, parte dall’accordo di maggioranza per abolire il finanziamento pubblico ai partiti, ma si spinge a commentare la settimana politica che si è appena chiusa. E sulla corsa al Campidoglio prevede che…

Velardi, lei ha scritto su twitter: “Sostegno non monetario al funzionamento dei partiti in termini di strutture e servizi: qui rispuntano i soldi pubblici ai partiti”. Da dove è nato quel tweet?
Ho letto delle intenzioni di abolire il finanziamento pubblico ai partiti, per dare spazio ai contributi dei privati: e fin qui tutto bene. Ma vedo il diavolino nella coda, a un certo punto. Perché si dice che poi verranno fatte misure a sostegno non finanziario per attività e servizi dei partiti. Un modo per far rientrare dei soldi pubblici. Va bene la prima misura ma parliamo sempre di un ddl, con tempi lunghissimi. Quindi attenzione a che la gran parte di quei fondi non rientrino attraverso le altre misure.

Dal consiglio dei ministri di ieri, oltre all’accordo sul finanziamento, c’è quello sulle lobbies, poi i rinvii della proposta di bonus sull’edilizia e della nomina al successore del Capo della Polizia: freno a mano tirato o governo che naviga a vista?
Onestamente il “titolo” sull’abolizione del finanziamento ai partiti è un buon provvedimento, anche se andrà poi valutato nel merito. Per il resto, certo che il governo naviga a vista. Parliamoci chiaro: i due principali partiti della maggioranza remano contro. Se Letta e Alfano, in nome di una memoria condivisa e di una cultura tutto sommato comune, riusciranno a impedire le troppe intromissioni da parte dei rispettivi schieramenti, allora il governo potrà durare. Anche se manca comunque un pizzico di progettualità in ciò che fa.

I sondaggi inchiodano Letta al 46% di gradimento, meno di Monti...
Il professore, prima del crollo verticale, pur essendo in un governo tecnico, era partito con molte ambizioni. Aveva annunciato, testualmente, di voler “cambiare l’Italia e gli italiani”. Una formula molto forte. Invece Letta compie quasi l’operazione inversa, il che potrebbe anche non essere così negativo. Perché alla politica degli annunci è bene rinunciare. Il punto è che qui nemmeno i fatti si vedono.

A proposito di annunci: come pesare la performance del leader confindustriale Squinzi? In fondo non ha spiegato il calo di produttività precrisi, né ha detto una parola sulla Fiat…
Squinzi francamente non mi entusiasma, non capisco dove voglia andare a parare. Anche la sua azione lobbistica come Confindustria non mi sembra particolarmente rilevante. Le sue sono delle uscite molto mediatiche, è un altro ammalato di mediatismo. Per cui conta più il titolo di un giornale che il lavoro di sostanza: e mi sembra molto schiavo di questa logica.

L’apertura di Barca a Renzi è una notizia nel Pd?
Francamente Barca mi pare molto ridimensionato rispetto al suo avvio e al famoso documento della forma-partito. Non lo considererei un interlocutore particolarmente forte, il vero tema nel Pd si chiama Renzi.

Il governissimo potrebbe nuocergli?
Se Renzi avrà più filo da tessere per un periodo di tempo sufficiente a sopravvivere a questo governo, allora sarà candidato premier e presumibilmente potrà vincere le elezioni. Viceversa, se il governo si rafforzerà continuando la sua navigazione, per lui ci saranno problemi. E non avrà poi una grande importanza chi sarà segretario del Pd, perché Renzi al momento gode di una tale popolarità che può tranquillamente ignorare le dinamiche interne dei democratici.

Guardando all’altro campo, come uscire dall’impasse giudiziaria di Berlusconi?
Se ne uscirebbe solo con una riforma della giustizia, ma non è all’ordine del giorno. Quindi tutto sommato non se ne uscirà. Però Berlusconi, essendo un uomo intelligente, ha capito che deve gestire questa sua vicenda un po’ a latere. Infatti si sta guardando bene dal trasferire il peso di quei processi sugli equilibri di governo. Almeno per ora. Ma l’argomento è parte preponderante di quella navigazione a vista del governo di cui parlavo prima.

Campidoglio: tra Marino e Alemanno chi la spunta?
Sono due candidature talmente mosce e assolutamente al di sotto delle esigenze, che con un po’ più di tempo a sua disposizione l’avrebbe spuntata Marchini: Alemanno non ha governato bene; Marino, come giustamente qualcuno osserva, è un marziano sbarcato a Roma. Ma mi sbilancio, se alla fine saranno abbastanza vicini, è possibile che vinca Alemanno.

twitter@FDepalo

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