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Lista unica Pdl-Scelta Civica alle Europee? Lo scetticismo di Lara Comi (Pdl)

La lista unica Pdl-Sc “Noi l’avevamo già proposta”, invitando Mario Monti a federare i popolari italiani, ricorda la giovane eurodeputata del Pdl, Lara Comi, “ma ci venne detto di no”. Per questo la pesa come un’idea “quantomeno strana” e sottolinea che Scelta civica non potrebbe stare nel Ppe per via della tradizione socialista di alcuni suoi rappresentanti, come Piero Ichino.

Rocco Buttiglione lancia una proposta in vista delle europee del 2014: lista unica Pdl e Scelta civica. Una strada percorribile?
Innanzitutto non sarebbe solo Pdl e Scelta civica, ma anche Udc e ciò che rimane di Fli. Resto molto perplessa da tale proposta perché era stata avanzata dallo stesso Berlusconi in occasione delle elezioni politiche, immaginando Monti come elemento federatore dei moderati. Successivamente si è avuto il risultato non esaltante di Scelta civica. Per cui mi sembra un’idea quantomeno strana, dopo un no pronunciato qualche mese fa a un progetto che, adesso, stanno ripresentando identico. Vorrei capire quali sono le condizioni che hanno modificato il pensiero di Buttiglione. Casini in passato, e soprattutto in campagna elettorale, non ha certo utilizzato nei confronti di Berlusconi parole positive. Vederli ora chiedere un’alleanza mi induce ad approfondire i veri motivi.

Riscontra anche difficoltà politiche oltre che personali?
Se si parla di un progetto politico come Partito popolare europeo, un anno fa venne proposto a Monti il ruolo di federatore. Ma lui rifiutò. L’unico dato che vedo, ad una prima analisi, è il timore per consensi che sono sicuramente in calo, anche perché al parlamento europeo la legge è molto più restrittiva rispetto a quella nazionale. Non ci sono coalizioni e non esiste la possibilità di recuperare se non si supera un determinato quorum.

L’ex ministro Fitto da queste colonne, pur mostrando apprezzamento per future ipotesi federative, ha però chiesto di non dimenticare che fino a pochi mesi fa qualcuno voleva estromettere il Pdl dal Ppe: è questo lo scoglio maggiore?
Il Ppe ed una sua piccola corrente vedevano come esponente di riferimento Monti e non Berlusconi. La proposta che si potrebbe fare è, se Berlusconi e il Pdl lo riterranno opportuno, lavorare a un Ppe con Berlusconi presidente. Penso che sia una condizione minima, in quanto siamo il partito di maggioranza a livello del gruppo.

Quali i limiti, culturali prima che politici, che fino ad oggi hanno impedito in Italia un rassemblement di popolari e moderati?
Credo i personalismi nazionali. Nel senso che alcune realtà in Italia hanno un risvolto diverso rispetto alle dinamiche europee, nonostante i valori a cui abbiamo aderito per entrare nel Ppe siano comuni con l’Udc. Ma su Scelta civica vorrei precisare che non credo possa essere dentro il Ppe a livello europeo, perché se dovessi guardare alla storia dei suoi rappresentanti ve ne sono alcuni provenienti da un’area socialdemocratica e altri da un’area popolare. Non riesco a capire come, ad esempio Ichino, possa aderire al concetto di Ppe e venir meno alla sua tradizione. A meno che gli esponenti del centrosinistra presenti in Sc non facciano un passo indietro rispetto ai propri valori.

Possibile il dialogo con realtà riformatrici come Fermare il declino e Italia futura?
Penso che il dialogo debba essere aperto a tutti e sui singoli provvedimenti.

Crede che l’esperienza di grossa coalizione con il governo Letta potrebbe essere l’occasione modernizzatrice per i contenitori partititi italiani?
Dopo il risultato di Grillo, e quindi di un movimento incentrato più alla protesta che alla proposta, è chiaro che una riflessione va fatta. Tra l’altro, rispetto molto l’opinione dei cittadini che lo hanno votato, per cui è uno dei tre partiti che hanno ottenuto il maggior consenso. Ciò deve far riflettere tutti, perché siamo arrivati a un punto elevato di antipolitica e sicuramente la crisi economica non agevola condivisione e maggior tranquillità nel dialogo. Ma richiede una rapidità nelle decisioni. Lo denotiamo anche dall’attuale legge elettorale che non consente una maggioranza e una stabilità di governo: ciò che invece al Parlamento europeo abbiamo.
twitter@FDepalo


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