La domanda fa ridere, eppure sembra proprio così. Da quando i cardinali hanno eletto Jorge Mario Bergoglio, i laicisti italiani è come se avessero ottenuto, non dallo Spirito Santo, ma da un più popolare congresso di partito, la “guida” che cercavano. Infatti, al solo sentir parlare di povertà – tema tutt’altro che nuovo per i cristiani ed i cattolici – con gli accenti che ha usato Papa Francesco, i “sinistri” nostrani sono andati in estasi, sembrano tutti convertiti, eppure protestano il loro ateismo o quantomeno la mancanza di fede. Valli a capire. Fatto sta che non ci hanno messo neppure il tempo dell’attesa delle pronunce papali, che arriveranno quanto prima, in tema di etica e di fede, per considerare il Pontefice “uno di loro”.
Forse fuorviati dal richiamo francescano, insistito ed appassionato, del Papa, si sono sentiti coinvolti in una koiné ecclesiastica che prima se non disprezzavano, consideravano con sufficienza. E’ il vecchio richiamo al pauperismo ideologico che attrae la sinistra priva di idee e di esempi. Il fondamento, insomma, di quel cattocomunismo vagheggiato da Palmiro Togliatti e teorizzato da Franco Rodano a cui tanti credenti di sinistra si sono ispirati nella seconda metà del secolo scorso, coniugandolo con il “modernismo” di Murri e gli ammiccamenti di alcuni sacerdoti allo gnosticismo. Adesso, immaginano di poter cogliere la grande occasione arruolando addirittura un Papa nella loro missione di
scristianizzazione attraverso l’uso appunto del pauperismo che è altra cosa, come si sa, dalla povertà quale virtù evangelica (basta leggere il “Discorso delle beatitudini” per rendersene conto) che introduce al Regno di Dio.
E’ a questa che fa riferimento Papa Bergoglio, non diversamente da altri Pontefici del Novecento, per restare nel nostro tempo, e segnatamente Pio X, Santo proprio perché poveramente, umilmente e semplicemente visse la propria vocazione pastorale non meno che quella di prete di campagna prima e di patriarca di Venezia poi. Che Papa Sarto combatté il modernismo e il “fumo di Satana” nella Chiesa (come avrebbe detto sessant’anni dopo Paolo VI), non ha mai commosso le sinistre le quali, se appena leggessero le encicliche, almeno da Leone XIII a Benedetto XVI, in tema di giustizia sociale, si renderebbero conto che Francesco I°, da gesuita, parroco, teologo vescovo e primate d’Argentina, non si è mai discostato dall’insegnamento dei suoi predecessori e dalla dottrina complessiva della Chiesa.
Insomma, ha combattuto il modernismo perfino quale Provinciale della Compagnia di Sant’Ignazio mettendosi contro il potentissimo Padre Arrupe che la guidava fino a contribuire alle sue dimissioni con grande sollievo di Papa Montini che non lo sopportava; ha avversato la “teologia della liberazione” che tra gli anni Sessanta e Settanta ha infestato l’America Latina facendo credere che il marxismo era la versione laica del cristianesimo; non ha esitato a scagliarsi contro i teorici di tale dottrina come padre Leonardo Boff, mettendo paletti insormontabili all’ingresso delle innovazioni nei costumi ecclesiastici e soprattutto alla commistione tra missione pastorale e propaganda politica.
Dire, come il Papa ha detto davanti a migliaia di giornalisti, che sogna “una Chiesa povera per i poveri” non contrasta in nulla con il magistero dei suo predecessori dai quali mai si è sentito qualcosa in contrario, tipo l’esaltazione di “una Chiesa ricca per i ricchi”.
Il pamphlet, firmato, tra gli altri, da Bruno Mastroianni, Paola Binetti, Claudio Scajola, Elisabetta Gardini, Raffaello Vignali e Gianfranco Rotondi, sarà scaricabile da domani dal sito www.caravella.eu.