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Un giovane su 4 non studia e non lavora

Il lavoro è ancora al centro del benessere e della soddisfazione degli italiani. Lo confermano le analisi effettuate dall’Istat, nell’ambito del Rapporto annuale 2013 presentato oggi. Peccato però che molti giovani non riescano a provare tale soddisfazione. Con la crisi economica per loro le chance di trovare o mantenere un lavoro sono diminuite “significativamente” e l’Italia ha la quota più elevata in Europa di giovani che non lavorano e non studiano, quelli che vengono definiti “Neet”, ovvero “Not in employment, education or training.

Chi sono?
La categoria dei ‘Neet’ conta 2,25 milioni di giovani: il 40% è alla ricerca attiva di lavoro (49% tra gli uomini, 33,1% tra le donne), circa un terzo appartiene alle forze di lavoro potenziali, nel restante 29,4% sono inattivi che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare”. Il rapporto annuale 2013 testimonia infatti che “le opportunità di ottenere o conservare un impiego per i giovani si sono significativamente ridotte: tra il 2008 e il 2012 gli occupati 15-29enni sono diminuiti di 727mila unità (di cui 132mila unità in meno nell’ultimo anno)”.
Tra il 2011 e il 2012 il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 29 anni è aumentato di quasi 5 punti percentuali, dal 20,5% al 25,2% (dal 31,4% al 37,3% nel Mezzogiorno), mentre dal 2008 l’aumento è di dieci punti. Sono stati “relativamente più colpiti i giovani con titolo di studio più basso, in modo particolare quanti hanno al massimo la licenza media (+5,2 punti)”.

Nel Mezzogiorno un giovane su tre è un “Neet”
Nonostante la crescita dei Neet sia stata più marcata negli ultimi anni al Centro-nord, la situazione nel Mezzogiorno rimane quella più critica: in questa area è Neet un giovane su tre (contro uno su sei nel Nord e uno su cinque nel Centro) e sono anche meno numerosi i Neet alla ricerca attiva di lavoro (36% contro il 46% circa del Centro-nord)”.
“Tuttavia – afferma l’istituto di statistica – sommando i disoccupati e le forze di lavoro potenziali, nel Mezzogiorno è comunque più elevata la quota di quanti si dichiarano interessati a entrare o rientrare nel mercato del lavoro (il 73,3% contro il 67,1% nel Centro-nord)”.



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