I giudici del processo d’appello sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv da parte del gruppo Mediaset hanno deciso di respingere la richiesta della difesa di Silvio Berlusconi di sospendere le udienze in attesa della decisione della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzione fra i poteri dello Stato.
“La pronuncia della Corte Costituzionale non risulta decisiva ai fini della definizione della presente fase di gravame”, ha sostenuto la Corte, stabilendo che il processo prosegua regolarmente perché la sospensione non è espressamente prevista dalla norma in caso di conflitto di attribuzione.
Il processo va avanti con le arringhe dei difensori degli altri imputati tra i quali Gabriella Galletto e Daniele Lorenzano. I giudici devono ancora risolvere il problema delle dichiarazioni spontanee dell’imputato Frank Agrama che ha chiesto di parlare in videoconferenza da Los Angeles. La posizione di Agrama potrebbe essere stralciata e in questo caso la sentenza arriverebbe già alla prossima udienza.
I NODI POLITICI
La decisione dei giudici rappresenta il secondo smacco in pochi giorni per i legali di Berlusconi, dopo quello della scorsa settimana sul no al trasferimento del processo Ruby.
Ciò rischia di complicare ancora di più il percorso del governo Letta, accendendo lo scontro politico tra Pd e centrodestra e minando gli equilibri delle grandi intese, aprendo il varco ad attacchi e recriminazioni.
Questo nuovo episodio arriva in un clima già arroventato dalle polemiche sull’Imu, sulla presidenza della Convenzione per le Riforme e quelle sulla mancata elezione dell’ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma alla presidenza della commissione Giustizia del Senato.