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Perché la Slovenia non sarà una nuova Cipro

Dietro la crisi finanziaria e bancaria di Cipro c’è il contagio. Contagio ‘in entrata’, proveniente dalla Grecia, poiché è proprio a causa della crisi nella penisola ellenica che il creditore Cipro si è visto ridurre il valore dei titoli di Stato greci detenuti dalle sue banche. Contagio ‘in uscita’, potenziale verso gli altri paesi periferici dell’area Euro. Chi sarà il prossimo? La risposta a questa domanda, che ci siamo già chiesti, potrebbe essere Slovenia. Ma qual è lo stato di salute reale di questo Paese?

La situazione della Slovenia

“Al momento – sottolinea un’analisi del Centro studi Sace – gli occhi della comunità internazionale sono puntati verso un altro paese alle prese con diversi squilibri, in particolare nel settore bancario: la Slovenia. Un esempio evidente della percezione che i mercati stanno avendo è dato dall’esito dell’asta dei titoli di Stato sloveni che si è tenuta a inizio aprile 2013. Il governo è riuscito a raccogliere solo 56 milioni di euro, rispetto ai 100 che si era prefissato, riflettendo la sfiducia nei confronti di un’economia in recessione -2,3% il Pil nel 2012) 13 e con forti necessità di ricapitalizzazione del suo sistema bancario”.

Le differenze con Cipro

Il governo “insiste nel sostenere che ‘la Slovenia, a differenza di Cipro, ha un settore bancario più piccolo’ (con attività pari al 145% del PIL, rispetto a quello cipriota con asset pari al 710% del Pil) e soprattutto ‘non è un paradiso fiscale'”.

Il rapporto depositi/prestiti e la qualità degli asset

“In Slovenia – prosegue l’analisi – il rapporto depositi/prestiti è elevato (153%, rispetto al 105% di Cipro), ma la qualità degli asset in forte deterioramento (a fine 2012 i non performing loan ammontavano a 7 miliardi di euro, pari a circa il 15% del totale dei crediti e al 20% del Pil). Secondo le autorità slovene, le banche necessitano di un’iniezione di un miliardo di euro, mentre secondo il Fmi e l’Ocse sarebbe necessario un importo maggiore (circa 3 miliardi di euro)”. Il Paese, comunque, può beneficiare di un anno di tempo in più per il rientro dal deficit eccessivo, una concessione arrivata in questi giorni da Bruxelles, insieme a quelle ad Olanda, Francia e Spagna.

Rapporto debito/Pil al 50%

“A controbilanciare il rischio di un bailout c’è comunque il fatto che il debito pubblico della Slovenia è tra i più bassi dell’area Euro (stimato intorno al 50% del PIL nel 2012), quindi il paese gode di fondamentali migliori per l’accesso al mercato dei capitali. Tuttavia un importante banco di prova è atteso in giugno, quando è prevista una nuova asta in concomitanza con la scadenza dei titoli del debito pubblico a 18 mesi, per un valore di un miliardo di euro”, conclude Sace.



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