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Telecom non più italiana e rete tlc. Parla Gasparri

Pochi giorni ancora e sullo scorporo della rete da parte di Telecom Italia, dopo il rinvio di un cda su cui il dibattito interno non si placa, si dovrebbe sapere qualcosa di più. Ma i due downgrande abbattutisi sul colosso italiano non sono certo incoraggianti. Di questo e dei riverberi sul mercato Formiche.net ne ha discusso con l’ex ministro delle Comunicazioni del Pdl Maurizio Gasparri.

Come giudica il progetto di spin off? La Borsa pare non abbia apprezzato troppo.
Si tratta di una scelta delicata, la rete è una fetta importante di Telecom con un valore strategico. Oggi, soprattutto nel mondo della comunicazione digitale, la rete delle telecomunicazioni è la democrazia stessa, ovvero la possibilità di comunicare. Le reazioni dei mercati vanno prese per quello che sono, da un decennio leggo titoli ad effetto: “bruciati 100 miliardi in Borsa”. Ma poi quando risale la Borsa nessuno ne dà conto con la stessa enfasi. Mi concentrerei quindi più sulla sostanza di questo processo per capire come si realizzerà, in quanto stiamo parlando di una nostra realtà fondamentale.

Forse non tutti ne hanno realizzato le potenzialità?
Mentre nell’immaginario collettivo è normale prendere un treno, o percorrere un’autostrada, tutti usano la rete ma non si rendono conto di cosa significhi. È un po’come l’aria che si respira.

Cassa depositi e prestiti potrebbe essere in maggioranza o minoranza nella società che avrà la rete fissa?
Anni fa quando ero ministro delle Telecomunicazioni, alcuni consiglieri mi proposero la cessione di una società della rete, per cui Telecom avrebbe potuto conferire la rete in cambio di una partecipazione pari al valore della rete stessa. Gli altri eventuali soci avrebbero potuto svolgere un ruolo nuovo in virtù degli aumenti di capitale. A questo punto credo che il ruolo della Cdp sarà fondamentale anche per tranquillizzare i mercati e valorizzare Telecom nel tempo. Per cui sarebbe necessario dare a ciascuno il peso connesso agli investimenti e ai conferimenti realizzati.

A cosa si riferisce?
Se Telecom vende la rete e la rete vale x, la partecipazione andrà tarata anche sulla modernizzazione della stessa con le dinamiche relative alla nuova realtà tecnologica. Di questa idea della società della rete ne discutemmo nel 2002 ma i tempi non erano ancora maturi, ci fu anche il passaggio da Colaninno a Tronchetti: una fase complessa in cui era difficile inserirsi. E venne accantonata. Oggi mi pare che le condizioni siano più favorevoli, ma il progetto deve essere realizzato rispettando valori, conferimenti e investimenti.

Quali gli errori da evitare?
Se passasse l’idea di un esproprio o di un processo a freddo, intanto non si realizzerebbe, in quanto Telecom avrebbe tutte le ragioni per dire no. E comunque si dovrebbe poi fare i conti con le logiche di mercato e con i relativi equilibri.

La Hutchinson Wampoa, il gruppo guidato da Li Ka-Shing, punta a entrare in Telecom con una quota di peso.
Nel mercato ci sono molti operatori. Ricordo quando, negli anni di governo, conducemmo con successo l’operazione legata a Blu, la società della famiglia Benetton e di altri, che entrava in una realtà dove già operavano Tim, Vodafone, Wind, Tre. Non vi era francamente spazio per addirittura cinque gruppi telefonici in Italia. Gestimmo il dossier Blu previo un complesso iter realizzato con l’elaborazione dell’Antitrust: un’operazione spettacolare in quanto non si perse né un cliente, né un posto di lavoro. Solo qualche problema con la connessione europea, visto che il Commissario alla concorrenza dell’epoca era uno che faticava a comprendere le cose.

Sta dicendo che gli operatori sono troppi?
Forse sì. Per cui se ci sarà un’intesa con il suddetto gruppo, ben venga. Ma poi come dovranno essere pesate le richieste di ciascuno, il valore e il controvalore, non è compito mio dirlo. A maggior ragione se le cose dovessero procedere, diventerà fondamentale la diversa collocazione della società della rete, nel rispetto del valore per Telecom.

Prevista la banca larga NGN o si ammodernerà solo quella in rame?
Il nodo è fotografare gli investimenti che ciascuno metterà in campo per poi definire le forze disponibili. Credo che si debba, con equilibrio, andare verso una decisa modernizzazione.

twitter@FDepalo

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