L’ipocrisia di Bersani che tuona contro il leaderismo, i giochi pre congresso per emarginare Renzi. E ancora, il Pdl che senza Berlusconi si disintegrerà, le investiture che non danno automaticamente un passaporto da leader e i nuovi capi che saranno tali solo se faranno “la pelle” a quello uscente. Pd e Pdl commentati da Fabrizio Rondolino, giornalista e animatore con Claudio Velardi del blog thefrontpage.
Bersani tuona contro il leaderismo, e lei scrive su twitter: “Mi pare abbia ricominciato a bere. E molto”. Una scivolata dell’ex segretario?
È una battuta, ma leggendo sui quotidiani le dichiarazioni rilasciate in Transatlantico, sembrano molto scocciate e rancorose. Questo ci può anche stare, è ovvio. Ma politicamente sono completamente sballate, perché quell’uomo e coloro che lo seguono ancora non hanno capito ciò che è successo: ecco ciò che mi sconcerta. Ancora non riescono ad avere la misura della sconfitta, che è stata incalcolabile.
Masochismo o scarsa propensione all’analisi politica?
La definisco incalcolabile in quanto ha riportato Berlusconi al centro della scena, un passaggio che non era prevedibile e che avrà conseguenze sul futuro. La sua ostinazione a non comprendere, e di conseguenza l’accanimento contro Renzi, a me preoccupa non poco.
Sulla leadership invece?
Solo ipocrisia, anche Bersani ha fatto, molto prima delle elezioni, una campagna su se stesso. Proprio uno dei motivi alla base della catastrofe del Pd è il modo in cui ha gestito il partito, il noto “tortello magico” diretto dal segretario con tutti gli altri fuori dalla porta. È stato un caso particolarmente malato di leaderismo. Ciò non toglie che ci possa essere un leaderismo virtuoso.
Il documento dei bersaniani contro il leaderismo renziano è un’altra occasione di modernizzazione sprecata nel percorso che porterà al congresso?
Sì, ma è il tema ad essere completamente sballato. Ma di cosa stiamo parlando? Perché, quando c’erano Berlinguer o Togliatti non era un partito leaderista? Mi pare di capire che utilizzino questa bandiera in chiave antirenziana. Non la definirei neanche un’occasione, è una chiacchiera piuttosto inconcludente. È evidente che i partiti abbiano bisogno di leader, d’altra parte sono decenni che si votano i leader.
Dall’altro lato della “barricata” politica, Feltri ha definito il Pdl un circo Barnum: come uscirne?
Credo non se ne uscirà proprio. Finché ci sarà Berlusconi in campo, e nonostante l’ipotesi dell’interdizione dai pubblici uffici, quella roba lì, chiamiamola Pdl o Forza Italia, resisterà e continuerà ad avere una discreta performance nazionale, a volte buona, altre meno.
E in caso contrario?
Se Berlusconi deciderà di ritirarsi a vita privata, o se il Signore tra moltissimi anni deciderà di chiamarlo a sé, quel contenitore si disintegrerà. Come e con quali modalità non lo so, perché dipenderà dal contesto.
Volendo fare un po’di fantapolitica?
Beh, se a sinistra dovessero imporsi i bersaniani e si facesse una cosa rossa di sinistra-sinistra, allora lo spazio disponibile si creerebbe al centro, per intenderci l’area del governo Letta, dove convivono i moderati dell’uno e dell’altro schieramento. Ma parliamo di prospettive lontane e comunque fin quando c’è Berlusconi ciò non accadrà.
E oltre Berlusconi?
In quel caso non vedo un futuro per la destra italiana così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi. Ci sarà un’altra cosa.
Si dice che per il Campidoglio il Cavaliere avrebbe preferito schierare Marchini e non Alemanno: potrebbe avere un ruolo il “palazzinaro” alla prima esperienza politica?
Lo conosco come uomo di sinistra o di centrosinistra, di area diversa da quelle bersaniana: quindi moderato e riformista. Non sono sicuro che accetterebbe un ruolo. Voglio sottolineare che le leadership non vengono date in dono dal leader precedente, bensì si conquistano “col sangue” figurativo. Più ne scorre più la leadership vale. In caso di investitura, invece, si otterrebbe un cameriere e non un leader. Potrebbe essere anche uno straordinario maggiordomo, ma non altro. Per cui questa immagine di Berlusconi che fa un casting e sceglie non esiste.
Ma il prossimo leader del centrodestra allora chi potrà essere?
Sarà quello che farà “la pelle” a Berlusconi. Un po’come accade nel Pd, dove Renzi sarà leader se farà “la pelle” ai suoi avversari. D’altro canto è ciò che è accaduto negli Usa, dove Obama ha vinto attaccando a testa bassa i Clinton. È una legge della politica.
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