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Caio, l’Agenda digitale e Ragosa. Letta faccia chiarezza. Parla Palmieri

Francesco Caio è mister Agenda digitale. Il premier Letta ha scelto di cinguettare la nomina ieri su Twitter. “Ho chiesto a Francesco Caio di essere a Palazzo Chigi Mister Agenda digitale del governo. Missione alla quale voglio dare massimo impulso”.

Un’occasione di volontariato

Lui si è detto onorato per la fiducia accordatagli dal presidente del Consiglio Letta: l’incarico – ha precisato Caio – ha ricevuto anche il benestare del Cda di Avio, l’azienda italiana operante nel settore aerospaziale in cui riveste la carica di amministratore delegato dal 2011.
“La considero un’occasione di volontariato civile cui dedicare nei prossimi mesi una parte del mio tempo a titolo gratuito”, ha spiegato Caio in una nota. Ma non sarà da solo. Ad affiancarlo, il premier ha deciso che ci sarà un comitato di esperti: Francesco Sacco (Bocconi), Luca De Biase (presidente della Fondazione Ahref e giornalista) e Benedetta Rizzo (ideatrice di VeDrò, il think tank lettiano).

Letta offre il bis di digitale a Caio

Il manager indossa così i panni di consulente del governo in tema di digitale per la seconda volta. Nel 2009 era stato chiamato dall’allora responsabile alle Comunicazioni, Paolo Romani, a redigere il piano per la banda larga. Fu il cosiddetto “Rapporto Caio” (Opzioni di politica industriale per la banda larga) un centinaio di pagine sullo stato della banda larga e lo sviluppo delle telecomunicazioni in Italia.

Una carriera che parla da sola

Caio ha ricoperto incarichi prestigiosi in italia e all’estero. E’ stato alla guida di Omnitel, Olivetti, Indesit prima di trasferirsi all’estero con gli incarichi di Ceo di Cable & Wireless e di vice chairman di Nomura e Lehman Brothers.
“La sua carriera parla da sola”, commenta Antonio Palmieri, deputato e responsabile Internet del Pdl, in una conversazione con Formiche.net. “Il dottor Caio ha una vasta esperienza nel settore e può vantare solidi rapporti internazionali”.

E l’Agenzia digitale?

Sulla sua professionalità nulla da dire, quindi. Qualche domanda, però, per Palmieri sarebbe il caso di porla: “In che termini stanno Caio e il suo gruppo di esperti-volontari rispetto all’Agenzia per l’Italia digitale che per legge dovrebbe essere il braccio attuativo dell’Agenda?”, chiede il deputato del Pdl.
Con il decreto crescita 2.0 e l’istituzione dell’Agenzia digitale il governo Monti aveva posto le basi per proseguire sulla strada della digitalizzazione dell’Italia. Ma a un anno dall’istituzione dell’Agenzia digitale Palmieri si mostra critico: “O l’Agenzia la si fa funzionare o è meglio chiuderla”, sottolinea a Formiche.net.

I dubbi sul ruolo di Mister Agenda digitale

Nessuno sembra aver chiarito fino a questo momento il ruolo in cui giocherà il mister Agenda digitale: “Che tipo di interazione è prevista con i ministeri? In quali settori eserciterà il suo ruolo? Sarà sufficiente il suo impegno “part time” per la gestione di una problematica così complessa?”, chiede il deputato del Pdl.

E una ipotesi…

L’intervento di Caio potrebbe essere per Palmieri di natura infrastrutturale: “Caio, forte della sua esperienza, potrebbe essere stato chiamato per aiutare il premier a essere parte attiva nello scorporo della rete Telecom, di cui Caio è stato un gran suggeritore fin dal 2009, e per superare il digital divide e rispettare il termine del 2014 fissato dal piano di sviluppo della banda larga. Ma è solo una ipotesi in attesa che venga fatta luce”, commenta Palmieri.

Le priorità in Agenda

Per Palmieri, però, le priorità sono altre: “Resta sul tappeto il fatto che le norme sull’Agenda digitale sono già state scritte e bisogna metterle in atto. Mancano i decreti attuativi delle misure che altrimenti non possono entrare in vigore”. Elemento che va ad aggiungersi al già citato destino dell’Agenzia per l’Italia digitale. “Dobbiamo uscire dall’impasse e subito”, conclude il responsabile Internet del Pdl.

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