Skip to main content

Cuneo fiscale, la strada è in salita e passa da Bruxelles

etruria

La Ragioneria sta facendo una due diligence per trovare una copertura complessiva a tutte le misure annunciate dal governo. Il taglio del cuneo che chiedono i giovani Confindustriali arriverà solo nel 2014. Forse.

I giovani di Confindustria dicono che sarebbe stato meglio tagliare il costo del lavoro, ridurre il cuneo fiscale, che intervenire sull’Imu. Ma il governo ha fatto il contrario. E’ intervenuto sull’imposta che grava sulla prima casa mentre sul cuneo fiscale e contributivo “non c’è riforma all’orizzonte”. Vero, ma c’è un problema di tempi e coperture. E’ vero che il governo sta partendo dall’Imu.

Oggi si è tenuta la prima riunione interministeriale per la riforma complessiva della tassazione sulla prima casa. Un primo giro di tavolo, con il viceministro Luigi Casero, Graziano Delrio e altri, per delimitare il campo di azione della riforma. Tanto per intenderci, da settembre in poi esisterà ancora l’Imu o un altra imposta più complessiva. E che fine faranno le altre locali, come la Tares? Prima riunione politica, senza decisioni definitive. Le ipotesi sono tutte in piedi, compresa quella “minima”, cioè senza riforma complessiva della tassazione sugli immobili, di lasciare l’Imu, escludendolo dalla prima casa.

Al ministero si sono dati delle priorità dettate dal calendario e dalle coperture. Intanto di calendario. L’Imu viene prima, altrimenti gli italiani si ritroveranno, in settembre, a pagare la rata che non hanno versato in questi giorni. Poi ci sono i primi interventi sul lavoro, che il governo varerà prima del consiglio europeo di fine giugno. Pochi e mirati. Solo in seguito, dal 2014 potrà arrivare la riforma del cuneo fiscale oppure investimenti produttivi, da finanziare con le risorse che si libereranno grazie alla fine della procedura di infrazione.

L’altro nodo sono appunto le coperture. Il ministero dell’Economia – che sta faticando a tenere a bada i ministri del governo Letta – ha deciso di rovesciare il metodo seguito finora. La Ragioneria generale ha il compito di fare una nuova due diligence per cercare una copertura complessiva. Poi il governo deciderà come impiegare le risorse. Per quanto riguarda i soldi che si libereranno dall’Ue la partita è più complessa. Il tesoretto Ue – crescita e deficit permettendo – potrebbe essere più consistente di quello ipotizzato fino ad oggi. Dai 7-8 miliardi fino a quasi 20 miliardi, se le previsioni del Def su crescita e finanze pubbliche saranno rispettate. Ma non potranno essere spesi liberamente dall’Italia.

Così come è successo con i Debiti della pubblica amministrazione, tutto dovrà essere concordato con Bruxelles. Per il momento potremmo utilizzarli solo per progetti Ue da cofinanziare e per investimenti produttivi. Non tagli delle tasse. Un destino, questo europeo, che accomuna l’Iva, l’Imu e anche il cuneo fiscale che vogliono gli industriali. Se la Commissione ci permetterà di tagliare il costo de lavoro, sarà solo dopo una trattativa. Lunga e faticosa.



×

Iscriviti alla newsletter