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Ecco perché D’Alema sostiene Renzi

La peculiare parabola di Massimo D’Alema – biografica, psicologica, politica – è stata raccontata in molti modi. Uno di questi è racchiuso nelle pagine del libro “Il peggiore. Ascesa e caduta di Massimo D’Alema e della sinistra italiana”, scritto da Giuseppe Salvaggiulo per Chiarelettere.

In una conversazione con Formiche.net, il giornalista della Stampa spiega le prossime mosse dell’ex presidente del Consiglio e cosa c’è davvero dietro il suo endorsement a Matteo Renzi.

Nel libro lei parla di caduta, ma D’Alema non sembra essere mai stato così determinante per le sorti del centrosinistra italiano. Sostiene Renzi, incontra Rodotà. È sempre al centro del dibattito…

Vero. Ma la sua caduta è data dal fatto che in questa fase il suo protagonismo per me ha un tratto tragico di fondo. È l’unico uomo politico della sua levatura ad aver attraversato sia la prima, la seconda e ora la terza Repubblica. Ma ha un tratto tragico perché tutto quello che fa o dice viene sempre visto in chiave retroscenistica, complottistica. Lui sponsorizza Renzi, ma la gente pensa che lo vuol fregare. Una condizione forse non solo tragica, anche un po’ misera.

In effetti sono in pochi a credere in un suo reale sostegno al sindaco di Firenze.
Sì, però attenzione: non vuole vendicarsi delle passate diatribe con Renzi per cui, come dice qualcuno, “lo usa e poi lo getta”. Una cosa che escluderei è che lui ragioni in termini emotivi. D’Alema ama la politica anche nel senso più drammatico degli scontri politici. Io penso che quando Renzi lo ha attaccato violentemente parlando di “rottamazione”, lui abbia accresciuto la stima nei confronti del sindaco di Firenze. D’Alema vede la contesa politica quasi con un’accezione cavalleresca.

Quindi tra i due è “vero amore”?
Penso che D’Alema sia sincero quando dice, come ha fatto a 8 ½ da Lilli Gruber, che Renzi è la carta da giocare. Anzi, gli va persino riconosciuto di non ragionare solo in termini di utilità personale, ma anche in termini generali, si direbbe “per la ditta”. Il problema è che per D’Alema la carta è davvero Renzi, ma è lui a volerla giocare.

E per giocare servono fiches. D’Alema proverà a garantirsi imponendo un suo uomo al congresso del Pd? Da mesi si fa il nome di Gianni Cuperlo.
Credo proprio di sì. Anche se il problema non è cosa farà, ma piuttosto che qualunque cosa accada porterà a un esito nefasto. Il nuovo segretario potrebbe essere Cuperlo, o chi per lui. Questo credo non sia importante. A fare testo sarà quello che ha in mente.

Si riferisce al Quirinale?
Parto da un suo ritratto che mi ha fatto uno del Pd. D’Alema conserva come nessun altro un’eccezionale capacità di analisi di scenari politici. Viceversa ha ormai la tendenza o l’incapacità di collocare se stesso all’interno di questi scenari, perché non riesce a declinarsi in modo differente e da come poteva comportarsi venti anni fa. Si direbbe che in lui siano impazzite le coordinate spazio-temporali. Lui capisce benissimo cosa accade, sa come muoversi, ma continua a ragionare come se fosse ancora il deus ex machina, non capendo che ormai viene percepito come un caratterista. L’ex segretario del Pd, Bersani, che lui stesso aveva messo lì non lo ha sostenuto. Voleva sbaragliare Berlusconi e la gente pensa che lo abbia aiutato.
Quando è andato a Firenze ha detto che il patto sarebbe stato questo: avrebbe sostenuto Renzi alla presidenza del Consiglio, in cambio di quella della Repubblica. Il Quirinale resta il suo grande pallino. È quello che vuole, ma – ed era questo che intendevo per nefasto – il problema è che non lo vogliono i suoi.

In parole povere nessuna speranza per lui. E a questo punto nemmeno per Renzi…
D’altronde la sua parabola discendente è la stessa della sinistra italiana. Anzi, direi che D’Alema e la sinistra italiana sono probabilmente la stessa cosa.



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