Prima era stato il neopresidente, il cavaliere di Malta Ernst von Freyberg, a inaugurare una strategia mediatica che allo Ior non avevano mai visto: interviste alla stampa estera, interventi in cui si illustravano dati, programmi e progetti per l’Istituto fondato da Pio XII.
Poi, con un’intervista al Giornale, è stato il turno di Paolo Cipriani, che dello Ior è il direttore generale dal 2007. Parola d’ordine: serrare le fila. Proprio nel momento in cui più voci (anche e soprattutto dentro i palazzi vaticani) chiedono al Papa di mettere mano alla banca che la sede nel torrione di Niccolò V, i vertici dell’istituto decidono di far sentire la propria voce sui mezzi di comunicazione.
“Doveroso che la Chiesa abbia una banca”
I cardinali Onaiyekan, Schönborn e Maradiaga hanno auspicato nelle settimane successive alla rinuncia di Benedetto XVI una radicale revisione degli statuti dello Ior, se non addirittura la sua chiusura? Proposte senza senso, per Cipriani: “La Chiesa necessita di indipendenza finanziaria, e avere un’istituzione predisposta a ciò non solo è essenziale, ma doveroso”. Il motivo è presto spiegato: “Il nostro fine è sostenere la Chiesa nella gestione dei propri bisogni finanziari per il raggiungimento degli alti fini istituzionali carismatici dei vari istituti ed enti ecclesiastici”, ha spiegato al Giornale. Ma non è tutto, perché il direttore generale aggiunge che ciò che differenza lo Ior da altri istituti finanziari è “la logica di missione” che gli altri non hanno. La banca vaticana, in sostanza, non guarda “al profitto”.
Un problema di comunicazione
Sia Cipriani che von Freyberg ricordano tutto ciò che l’istituto sta facendo per rendersi trasparente e migliorare la propria immagine (dal 1° ottobre sarà attivo il sito Internet e il bilancio sarà pubblicato online), essendo questa – a detta del presidente nominato lo scorso febbraio, ben dopo l’annuncio delle dimissioni di Joseph Ratzinger – a rappresentare il problema principale dello Ior. Non gli scandali, non i presunti conti cifrati, ma i rapporti con i media. E non a caso, tra i primi provvedimenti adottati dopo l’insediamento, è stato deciso di affidarsi a una società esterna, la Cnc Comunication di Monaco, per curare la comunicazione.
Così, Ernst Von Freyberg assicura che con l’Autorità di informazione finanziaria (Aif) della Santa Sede c’è un’intesa chiara e totale, e che con il severo monitoraggio dei conti messo in atto anche la reputazione dell’istituto migliorerà: “Nessuna transazione sospetta, nessun cliente improprio e volontà di essere chiunque sia coinvolto in attività improprie”, diceva qualche settimana fa al Financial Times.
Ma i vertici dello Ior difendono anche ciò che è stato fatto negli ultimi anni, ed è proprio Paolo Cipriani a ricordare che “stiamo già effettuando da diverso tempo grandi cambiamenti rispetto al passato, per adeguarci ai tempi in relazione alle necessità e alle nuove normative, prima inesistenti”.
Il tentativo di allinearsi al pensiero del Papa
Dichiarazioni e battage mediatico che sembrano un vero arroccamento a difesa del torrione. E’ vero che il Papa non ha ancora deciso il destino dello Ior, ma nei suoi interventi pubblici (scritti o a braccio) ha fatto sapere chiaramente come la pensa: la Chiesa deve essere povera, San Pietro non aveva un conto in banca, tutti gli uffici burocratici sono necessari ma fino a un certo punto. Dichiarazioni sufficienti a delineare cambiamenti nell’istituto vaticano al centro di numerose controversie poco chiare da più di tre decenni, come richiesto con forza da un numero cospicuo di cardinali nelle congregazioni generali pre-Conclave. Un ulteriore indizio dei desiderata di Francesco – che Cipriani dice di non poter conoscere, mentre von Frayberg assicura di aver visto il Pontefice solo a Santa Marta ma senza avergli parlato – è stata la nomina del cardinale Oscar Maradiaga a coordinatore del gruppo che lo consiglierà nel governo della chiesa. Salesiano, honduregno e in prima linea nel sociale, il porporato latinoamericano si era lamentato pubblicamente perché il collegio cardinalizio (specie i membri non curiali) non era stato messo al corrente riguardo le attività dello Ior: “C’è una commissione cardinalizia, ma non ne sapevamo niente”, ha detto.
Il direttore di S.Marta nuovo Prelato dello Ior
Oggi, intanto, proprio la commissione di vigilanza dell’Istituto ha nominato, “con l’approvazione del Santo Padre”, monsignor Battista Mario Ricca nuovo Prelato dello Ior. Diplomatico in forza alla Segreteria di stato è persona che gode dell’assoluta fiducia e stima del Papa. Non a caso, è anche direttore della Casa di Santa Marta, dove Bergoglio ha scelto di abitare.
Papa Francesco e le sfide della Chiesa (fonte video: Euronews)