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Papa Francesco, l’appello alla povertà per arricchire la Chiesa

E’ ancora a Santa Marta, nel residence dove ha scelto di abitare per non sentirsi isolato e per evitare “problemi psichiatrici”, che Papa Francesco ha chiarito oggi ancora di più i contorni della sua missione al Soglio di Pietro. E’ la povertà il tema dominante di questi primi tre mesi di Pontificato. Lo ha fatto capire esplicitamente in più di un’occasione, nelle omelie pronunciate sul sagrato di san Pietro, negli interventi a braccio con gruppi di fedeli, nelle udienze ufficiali. E anche stamattina ha ribadito quale sia la linea-guida del Pontificato: annunciare il Vangelo seguendo la strada della povertà.

“La chiesa ricca invecchia”
Semplicità e gratuità sono state le altre parole che più volte il Papa ha pronunciato stamattina a Santa Marta, ribadendo che “la testimonianza della povertà ci salva dal diventare dei meri organizzatori di opere”. Francesco ha avvertito che “una chiesa ricca, invecchia, non ha vita”. Ecco perché ha ricordato quanto Gesù disse agli apostoli: “Non procuratevi oro né argento né denaro”. Dopotutto, ha detto Bergoglio, “la predicazione evangelica nasce dalla gratuità, dallo stupore della salvezza che viene, e ciò che si riceve gratuitamente lo si deve dare gratuitamente”.

Il programma di governo di Bergoglio
Frasi che corrispondono a un programma di governo, alla visione che ha Francesco della Chiesa. Non un vuoto ed enorme edificio dove a dominare è la burocrazia, ma una comunità dove il pastore sta in mezzo al suo gregge. I segni, in tal senso, ci sono tutti fin dal primo giorno di Pontificato: l’uscita sulla Loggia delle Benedizioni vestito solo della semplice talare bianca, la croce argentea anziché dorata, il rifiuto di trasferirsi nell’appartamento papale (che pure, per stessa ammissione del Papa, non è per nulla lussuoso) e di usare la macchina ufficiale che spetta al Pontefice. Bergoglio vuole stare tra la gente, lo ha detto lui stesso a più riprese: vuole confessare, celebrare messa nelle parrocchie, uscire dal recinto delle mura leonine.

Più pastori e meno burocrati
Sono ormai molteplici i suoi inviti ai membri del Clero a uscire da uffici e canoniche e fare il possibile affinché la Chiesa non si trasformi in una mera organizzazione burocratica. Qualche settimana fa, sul tema, fece l’intervento più duro, parlando a Santa Marta. Il riferimento, allora, era alla prevista riforma della curia romana e (in particolare) dello Ior, la banca vaticana. “Tutto serve, ma fino a un certo punto”, disse allora, guardando alcuni dipendenti dell’Istituto per le opere di religione lì presenti. Intervento che fu interpretato come l’annuncio di un’imminente riforma della banca, poi smentito direttamente dalla segreteria di Stato. E oggi Bergoglio è tornato sul tema, ribadendo che la gratuità viene prima di tutto, che questo deve essere il tratto principale della vocazione pastorale. Altrimenti, aggiungeva durante la meditazione in san Pietro con i vescovi italiani, “il pastore si trasforma in un chierico di stato”  .

La riforma della Curia può attendere
Meno carte bollate, meno dossier, documenti, ordini del giorno. Ciò che il Papa chiede ai sacerdoti è di farsi realmente pastori, di andare tra la gente. E’ questo il vero cambiamento che Francesco ha in mente. La riforma della curia può attendere. Non è un caso che fino a oggi, dopo tre mesi dal suo insediamento, Francesco non abbia ancora toccato alcuna casella nella governance vaticana. Niente rimozioni, niente promozioni. Solo la decisione di nominare il francescano José Rodriguez Carballo segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Una scelta in cui (stando a quanto dichiarato dal prefetto di quel dicastero, il cardinale Joao Braz de Aviz) Bergoglio si sarebbe limitato ad avallare i desiderata del porporato brasiliano.

I requisiti che deve avere un Papa
Niente di nuovo, per chi conosceva il gesuita argentino già ai tempi in cui era arcivescovo di Buenos Aires. Pochi giorni prima di partire alla volta di Roma per il Conclave, Bergoglio ricevette in Curia un gruppo di religiosi dell’Istituto di Schönstatt. Alcuni di essi gli chiesero quali requisiti avrebbe dovuto avere il nuovo Papa, e lui rispose: “Il nuovo Pontefice deve essere un uomo di preghiera; deve essere convinto che il padrone della chiesa sia Gesù e non lui; deve essere un buon vescovo capace di prendersi cura degli altri”. Solo alla fine accennò alla necessità di fare pulizia nella curia romana.


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