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Giochi: le nuove licenze fanno già discutere. Mercato libero o Mercato oligopolistico, senza aperture verso nuovi operatori stranieri?

Ha vinto lo Stato, o almeno il Ministero della Finanze, almeno per il momento. Un anno fa, per la partecipazione al bando, lo Stato aveva messo a bilancio entrate per 22 milioni. Il risultato finale è stato superiore ai 72 milioni di euro. Cosa vuol dire?

Significa che molti operatori hanno scelto di aprire nuovamente il portafoglio per avviare un investimento una tantum utile solo a poter aprire delle agenzie. Poi arriveranno le spese materiali per l’apertura delle sale, le assunzioni, la raccolta, la tassazione. Hanno vinto in tanti alla fine, da chi ha compiuto investimenti a molti zeri, come Eurobet che ha ricevuto 500 licenze su 2000, o il tris d’assi Snai, Sisal, Lottomatica vincitrice di 800 licenze, a chi ha strappato le ultime licenze disponibili con investimenti inferiori ai 15mila euro.

Hanno invece perso quanti vedono nel gioco il male assoluto, quanti ritengono il mercato ormai tanto saturo da non essere più interessante. Perchè queste licenze hanno una particolarità unica. Sono a tempo. A tempo minimo di appena 3 anni. A giugno 2016 le licenze, come tutte quelle già assegnate negli ultimi anni, scadranno al fine di procedere al totale riordino del mercato.

Un risultato che quindi evidenzia con forza lo stato di salute del settore.E allora perchè investire per un periodo così limitato? In realtà gli operatori puntano sulla prossima liberalizzazione del palinsesto, che consentirà anche alle agenzie e ai siti “.it” di offrire eventi al momento appannaggio dei ben più evoluti “.com”. Ma il calcolo è rischioso.

La tassazione italiana impedirà agli operatori, di fatto, di ampliare la propria offerta di gioco. Il margine per le scommesse è infatti già oggi molto basso, e offrire all’utente modalità di gioco a più elevato ritorno (payout) porterebbe gli operatori addirittura in terreno negativo. E allora? Difficile fare previsioni per il dopo 2016, ma conquistare quote di mercato darà sicuramente la possibilità ai big di avere più peso nelle prossime fasi decisionali, politiche e tecniche.

Eppure pensate quanto ci guadagnerebbe lo Stato italiano aprendo (se fosse un “mercato realmente libero e liberale) a nuovi operatori stranieri. Nuova liquidità anche nelle casse pubbliche ormai esangue. E invece ci sembra che il “gioco” sia aperto sempre ai “soliti noti”.



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