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Perché Adele Gambaro è stata fortunata a essere espulsa dal M5S

Nell’ormai lontano 1962 (straordinari gli anni ’60!) uscì nelle sale cinematografiche un piccolo capolavoro di un grande regista come Dino Risi dal titolo “La marcia su Roma”, interpretato da due attori geniali come Vittorio Gassman ed Ugo Tognazzi.

Il film narrava la storia di due perdigiorno che, dopo aver collezionato tanti fallimenti, si intruppano con le squadracce fasciste e – abbacinati dai principi del manifesto dei Sansepolcristi – prendono parte alla marcia su Roma del 28 ottobre 1922 che portò al potere, con la complicità delle forze dominanti e della Corona, Benito Mussolini e il Pnf. I due protagonisti, strada facendo, si accorgono, attraverso il coinvolgimento in una serie di episodi, che in realtà ai loro caporioni dei sacri principi non gliene può fregar di meno. Così, arrivati nella Capitale, se la squagliano proprio quando i fascisti sfilano vittoriosi.

Perché mi sono tornati in mente il film e le disavventure di Gassman e Tognazzi (ovvero dei personaggi da loro interpretati)? Tutta colpa di Adele Gambaro, la nuova Giovanna d’Arco de noantri, colei che è diventata la protagonista della eterna lotta tra la libertà di pensiero e l’arroganza dei potenti. Questa senatrice, eletta nella mia regione per il M5S, con la quale mi sono misurato in un dibattito radiofonico (a Radio Tau, a Bologna)  durante la campagna elettorale, somiglia un po’ – ma in senso invertito – ai protagonisti della pellicola girata da Dino Risi.

Diversamente, infatti, dai due ‘’marciatori pentiti’’ che si accorgono, a loro spese, che il fascismo è una cosa diversa da quella in cui avevano creduto (per loro fortuna se ne rendono conto subito, senza dover aspettare il 25 luglio del 1943), Adele Gambaro è stata, fino all’espulsione, militante di un movimento che l’ha portata in Parlamento, il cui leader si è comportato e si sta comportando proprio come aveva promesso in campagna elettorale.

Che cosa si aspettava di diverso la nostra senatrice? Che ha detto o fatto di nuovo Grillo, prima delle ultime elezioni amministrative, che non avesse già detto o fatto centinaia di volte in precedenza? Pensava forse l’esimia Gambaro che l’ex comico sbraitasse, insultasse, minacciasse, vilipendesse le Istituzioni democratiche soltanto per esuberanza giovanile o per raccattare voti in campagna elettorale? E che, poi, una volta vinte le elezioni, Grillo avrebbe indossato, come Mussolini, l’abito da cerimonia e la tuba per recarsi da Giorgio Napolitano a ricevere l’incarico di formare il governo?

Dobbiamo pensare, allora, che ad Adele – una donna fatta – la mamma non abbia spiegato nulla.  Eppure, come a tutte le signorine di buona famiglia, le avranno senz’altro sconsigliato di frequentare le cattive compagnie; ma lei, che si era associata ad una setta, ora si stupisce che la processino e la caccino fuori dal movimento. Ci dia ascolto: ringrazi il destino, perché ha avuto fortuna. Pensi che liberazione, per una che ha un curriculum decente, non aver più a che fare con un branco di mocciosi, di studenti fuori corso e di disoccupati organizzati, ignoranti e presuntuosi.

Quanto al futuro consigliamo a Gambaro di parcheggiare per un po’ di tempo i suoi “magnanimi lombi” nei seggi del gruppo misto, in attesa che venga il giorno in cui l’attuale governo salterà per aria e il Pd ordinerà alla Quinta Colonna – che è accampata all’interno del M5s, in attesa della fatidica ora X – di rispondere alla chiamata e di lasciare a se stessi Grillo e Casaleggio. Lei avrà precorso quell’incontro storico. E – ciò che è più importante – si sarà garantita, a tempo debito, una ricandidatura con il Pd in una regione sicura come l’Emilia Romagna.


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