Stasera non importa che sia il meno peggio, un uomo d’apparato prestato alla causa della moderazione, stasera non contano né i suoi scheletri nell’armadio, il suo opportunismo o i suoi silenzi, stasera non bisogna pensare che è il luogotenente di Rafsanjani e che la sua vittoria ricorda per molti versi quella di Khatami nel ’97, il giorno della vittoria di Hassan Rouhani, bisogna solo guardare quel cartello “Sono felice che sia stato contato il mio voto” e tenere a freno il cinismo perché anche quando le speranze hanno ali fragilissime vanno comunque rispettate. Quattro anni fa altre mani chiedevano “where is my vote?” e caricavano Mir Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi di altri sogni impossibili, era l’ estate in cui gli iraniani riempivano le piazze, perché quel voto non era stato contato, era l’estate in cui si sparava sui manifestanti dai tetti e il mondo si girava dall’altra parte. Stasera ci si può anche commuovere se Teheran si tinge di viola ed i ragazzi inondano le strade, se i clacson strombazzano e si balla nel parco con i capelli al vento e il velo che scivola via. Stasera “purple is the new green” qualunque cosa voglia dire. All’Iran che ha perso quattro anni fa la sua “primavera”, all’Iran che ha fatto diventare eroi due come Moussavi e Karroubi, oggi bisogna dare tregua. Rouhani è il nuovo uomo della provvidenza e dunque auguri a lui e auguri a chi ci ha creduto.
Domattina però non bisogna lasciare che Khamenei si prenda il merito della sua “elezione epica” e che l’assenza di brogli restituisca al regime una vernice di legittimità. Ascoltiamolo bene il nuovo presidente, prendiamo per buone le sue belle intenzioni, stiamo a vedere se le prigioni si svuotano, se la censura si alleggerisce, se il dialogo con la comunità internazionale smette di essere un monologo. Aspettiamo che nomini il suo nuovo negoziatore nucleare e vediamo se stavolta non fa il doppio-gioco (nel 2003 mentre si accordava con la troika per la sospensione dell’arricchimento dell’uranio, Rouhani faceva installare le centrifughe e se ne è pure vantato). Pesiamo bene le parole prima di incapricciarci del nuovo Gorbaciov di Teheran, lasciamo alle piazze iraniane i canti, i picnic ed i palloncini viola, noi invece restiamo lucidi, che poi a sciogliersi i capelli e unirsi ai festeggiamenti si è sempre in tempo.