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L’identità del Pdl e l’assurdità delle unioni civili

E’ fin troppo chiaro che dopo la sconfitta elettorale delle amministrative è giunto il momento per il centrodestra di aprire finalmente il capitolo dell’identità politica. E’ fin troppo chiaro però che si tratta di un capitolo assai controverso, il quale, in qualche modo, finisce sempre per deludere.

Certamente, i partiti non possono e non devono essere confessionali. Questo significa che oggi non ha senso dargli una caratura che sia smaccatamente a favore o contro una determinata fede religiosa. Il motivo è chiaro. Non ha rilevanza direttamente politica, ossia non costituisce un elemento ritenuto indispensabile, quanto trascende la razionalità umana. Non ha senso cioè chiedere, come dovevano fare i docenti della Cattolica il secolo scorso, un giuramento tesista o anti teista per votare gli uni o gli altri.
Ciò detto, è chiaro però che, oltre le divisioni che di volta in volta emergono nel contingente, una certa identità politica è indispensabile per scegliere cosa votare. E, quindi, è importante che anche il PDL come partito rappresentativo del centrodestra delimiti il proprio spazio concettuale in relazione ad alcuni valori precisi.

In primo luogo, la contrapposizione vera, presente anche in Europa, è tra la sinistra e la non sinistra. Vale a dire tra quella linea di pensiero che dal comunismo giunge fino al relativismo e quanto, nell’eterogeneità delle diverse espressioni possibili, definisce invece il centro-destra col trattino o senza trattino. La prima vera discriminante, che impone il nome di moderati a quest’area, è il pensare una società istituita su valori che non sono appunto basati su un nichilismo antropologico ma su un valido fondamento giusnaturalista.
Cercherò di essere semplice. Se si ritiene che non ci sia una definizione essenziale di essere umano, allora la società è affidata soltanto a un gioco contrattuale tra singole individualità. E queste si associano per costruire, al contempo, la realtà di se stesse e del mondo in cui vivono. Quando si dice che la sinistra è nichilista, non s’intende pertanto una parolaccia o un’improperia. Si vuole significare che lo Stato, la società e l’insieme dei diritti sono costruiti dalla libertà. Senza questa costruzione non resta nulla. Ecco la base filosofica della sinistra!

Se vista in questa direzione, l’identità moderata del centrodestra è per sua stessa opposizione alla sinistra non nichilista, ossia sorretta dall’idea che esiste una natura umana di cui ciascuno di noi è espressione personale. Avere una base di realtà anteriore alla volontà e a qualsiasi costruzione culturale e politica, significa riconoscere uno statuto di diritti individuali e comunitari che precedono la politica, fondano l’autonomia della comunità e della società e rendono possibile l’esercizio della libertà. Il centrodestra ha un’identità personale e comunitaria precisa. Ecco la sua tavola valoriale!

Ciò non richiede una fede religiosa, ma una scelta razionale e filosofica. Ovviamente se credo in Dio creatore tenderò, per coerenza, a non essere nichilista, almeno per non essere incoerente. In questo senso, sui temi etici, la contrapposizione con la sinistra è radicale. La distinzione sessuale in maschi e femmine non è una costruzione del gender fatta dalla società ma è un dato biologico da cui partire e su cui si fonda la famiglia come luogo di generazione e educazione alla vita. D’altra parte, questo significa essere liberali. Avere cioè una visione dell’uomo secondo cui la libertà è un presupposto inviolabile perché iscritto nella natura dell’essere umano e non basata sulla concessione contrattuale della legge e della libera organizzazione sociale di una certa cultura. Nessuno può togliere la libertà legittima a una persona se la sua libertà è naturale. Posso invece togliere libertà se ritengo che fuori dalla legge e dall’idea di giustizia nulla esista e valga realmente.

Se vista la situazione in questo modo, l’unico corretto, ecco che la distinzione tra sinistra e non sinistra è quella tra una visione del mondo costruita sulle idee umane e una visione del mondo costruita sulla realtà. In primis sulla realtà dell’uomo, sessualmente distinto in maschi e femmine, articolata secondo parametri standard su cui le culture politiche determinano poi le diverse tradizioni nazionali specifiche.
La presa di posizione di Sandro Bondi appare, in questo senso, non solo non condivisibile ma perfino erronea sul piano filosofico. Non si può pensare che il PDL sia un movimento di centrodestra solo per amore verso un leader senza considerare pure la visione metafisica che sostiene la sua posizione alternativa alla sinistra, separando due visioni opposte, quella nichilista di sinistra e quella naturalista di centrodestra. La famiglia, insieme alle diverse comunità naturali, issano al vertice dell’uomo la libertà personale, su una base che è antropologica e fondatrice della democrazia. Il popolo, per il centrodestra, è sovrano per diritto naturale; mentre per la sinistra lo è in nome di una capacità della libertà collettiva di far valere la sovranità attraverso la legge o il potere.

Altrimenti perché la sinistra tende a essere statualista e egualitaria, mentre il centrodestra, nelle sue varie declinazioni, liberale e sociale?
Il PDL riparta, dunque, dall’identità che in tutto il mondo fissa i valori centrali della sua visione politica non di sinistra sui suoi tre presupposti essenziali: vita personale, vita familiare, vita comunitaria. Non solo apparirà allora la matrice del vero liberalismo, ma emergerà anche una consapevolezza etica del dovere sociale come base della libertà che spingerà di nuovo gli elettori a uscire dall’astensionismo e a votare chi tutela la democrazia da invadenze violente del sistema giuridico, giudiziario, demagogico ed egualitario.
Andare a fare battaglie nichiliste da destra, invece, è come pensare di costruire la zattera in mare aperto. Si è già destinati in anticipo al naufragio. No alle unioni civili. Sì alla famiglia e alla libertà: di essere uomini e donne libere. Se non la pensa così, d’altronde, Bondi può tornare nell’area politica che gli è più congeniale. Con tutto il rispetto della libertà di pensiero, naturalmente.

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