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L’inutilità di essere Giovanardi

“Il tempo è galantuomo e fa giustizia del linciaggio mediatico a cui sono stati sottoposti gli agenti di custodia, sulla base di pregiudiziali ideologiche”. In controtendenza con la maggioranza dei commenti alla sentenza sul caso Cucchi, c’è chi ha reagito in termini che generalmente sono stati definiti di esultanza.

Ma Giovanardi, si sa, è fatto così, e non può mai fare a meno di fare il Giovanardi. Provate a staccargli un arto, e lui porgerà evangelicamente l’altra guancia, ma non azzardatevi a dire una mezza parola che possa suonare in difesa di drogati e omosessuali, e lui scatterà pavlovianamente in un latrato furioso.

D’altra parte, bisogna anche capirlo. Un politico del quale non si ricordi abbia mai espresso un’idea politica, uno che con una legge elettorale diversa dal porcellum si sarebbe dovuto trovare un lavoro già da diversi lustri, deve pur escogitare il modo di ricordare al mondo la sua esistenza. E lui l’ha trovato, ergendosi a castigamatti di tossici e gay.

Le intemerate di Giovanardi gli hanno appiccicato addosso nel corso del tempo numerosi, poco lusinghieri aggettivi. Ma forse quello che più semplicemente lo descrive è “inutile”.

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