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Lobby gay e riforma della Curia. Parole e progetti di Papa Francesco

In Vaticano, oltre a “gente davvero santa”, c’è anche “una corrente di corruzione. Si parla di una lobby gay, e in effetti c’è… bisogna vedere cosa possiamo fare”. E’ quanto avrebbe detto il Papa conversando con i vertici della Conferenza Latinoamericana di Religiosi (Clar) lo scorso 6 giugno. A diffondere una trascrizione delle parole di Bergoglio è stato il sito cileno Reflexión y Libertad.

Interpellato dall’agenzia France Presse nel tardo pomeriggio di ieri, il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha preferito non commentare: “Si trattava di un incontro di carattere privato, non c’è alcuna dichiarazione da fare”, ha detto .

La verità nei faldoni secretati

Se confermate, le frasi di Francesco darebbero credito alle indiscrezioni che circolarono nei giorni immediatamente successivi alla storica rinuncia di Benedetto XVI. Secondo tali voci, la commissione cardinalizia incaricata da Ratzinger di indagare sulle fughe di notizie che avevano portato allo scoppio di Vatileaks (con l’arresto successivo del maggiordomo papale, Paolo Gabriele) aveva individuato una struttura composta da prelati omosessuali capace di influenzare i meccanismi di governo curiale. La Santa Sede non confermò, ribadendo che i due faldoni redatti dai cardinali Herranz, Tomko e De Giorg,i erano stati chiusi nella cassaforte dell’appartamento pontificio e che solo il Papa poteva accedervi. Altre fonti anonime, però, confermavano tutto, benché spiegassero che la lobby era costituita da quadri intermedi: nessun cardinale né vescovo. Poiché parte dei porporati giunti a Roma per il Conclave chiedevano di essere informati sui contenuti dell’inchiesta, Benedetto XVI autorizzò i tre porporati ultraottantenni a rispondere a domande sul caso, senza entrare troppo nei particolari.

“Non cambierò io la curia”

Ma secondo la ricostruzione del sito cileno, Papa Francesco non avrebbe parlato solo di lobby gay. Al centro del dialogo con i rappresentanti del Clar anche il tema della riforma della curia, di cui tanto si è discusso nelle congregazioni generali. “La riforma è una cosa che abbiamo chiesto quasi tutti noi cardinali, anche io l’ho chiesta”, ha aggiunto il Pontefice. Bergoglio ha confermato che è una necessità, ma ha spiegato di non poter essere lui a farla: “Io sono molto disorganizzato, non sono mai stato bravo in questo”. Saranno gli otto cardinali nominati ad aprile e guidati dal salesiano honduregno Oscar Maradiaga a occuparsene. Oltre a quest’ultimo, Francesco ha lodato le capacità dell’arcivescovo emerito di Santiago del Cile, Errazuriz Ossa e del capo della diocesi di Monaco e Frisinga, il cardinale Reinhard Marx.

La riforma rallenta?

La volontà di non intervenire direttamente sugli organigrammi curiali induce a pensare che Francesco si asterrà dall’avviare in prima persona la grande riforma da più parti invocata. Lasciando affrontare il problema al gruppo di cardinali consiglieri (si riuniranno per la prima volta solo il prossimo ottobre), è facile pensare che nei prossimi mesi non ci saranno grandi cambiamenti nei posti-chiave. Dopotutto, fino a oggi Bergoglio ha proceduto solo a coprire un incarico rimasto vacante dall’anno scorso: il segretariato della congregazione per gli Istituti di vita consacrata, andato al francescano Rodriguez Carballo. Unico cambiamento di peso potrebbe essere così quello del segretario di stato. Tarcisio Bertone compirà 79 anni il prossimo dicembre, completando così il suo quarto anno di proroga (i capidicastero, come i vescovi diocesani, devono rassegnare le dimissioni al compimento del 75esimo anno d’età).

 

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