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“Non è cosa vostra” la Costituzione. Bindi stoppa il presidenzialismo

Un’arma di “distrazione di massa”, usata all’occorrenza e senza comprendere come non sanerà le difficoltà economiche italiane. Così Rosi Bindi, fino a poche settimane fa presidente del Partito democratico dice a Formiche.net che il presidenzialismo non sarà la panacea di tutti i mali. E osserva”. “Non credo affatto che la concentrazione di poteri sia la soluzione ai nostri problemi”.

“Non è cosa vostra” (riferito alla Costituzione) hanno chiesto da Bologna Zagrebelsky e Rodotà: per quali ragioni?
E’ la legge fondamentale della Repubblica e non può essere modificata a colpi di maggioranza. Questo errore è già stato fatto e non ha portato fortuna a chi voleva prove di forza. Occorre cercare una larga condivisione, in primo luogo in Parlamento e con le forze di opposizione, seguendo le procedure previste dai costituenti. Noi del resto non abbiamo un potere costituente, ci vorrebbe una nuova Assemblea costituente, abbiamo solo un potere di revisione costituzionale. Possiamo, e io dico dobbiamo, intervenire per rendere più efficace la nostra democrazia ma senza stravolgere l’impianto della Costituzione. Ma se il percorso avviato è decisamente migliore perché si è confermato il protagonismo e la centralità del Parlamento, non mi nascondo che la deroga all’art. 138, per quanto circoscritta, costituisce un precedente che esige massima vigilanza e attenzione a tutti i passaggi che dovrà affrontare la Commissione dei 40.

Perché non è il presidenzialismo la ricetta salva Italia?
Trovo ipocrita sostenere che le difficoltà sociali ed economiche del Paese o la crisi che investe la credibilità della politica dipendano dall’impianto parlamentare della nostra democrazia. Da oltre vent’anni si ripete che occorre cambiare le regole per risanare la politica, con il risultato che sui cambiamenti anche profondi che sono stati fatti – dalle leggi elettorali al nuovo Titolo V fino al pareggio di bilancio in Costituzione – ci sono altrettanto profondi ripensamenti mentre i partiti hanno evitato qualsiasi processo di autoriforma. E anche adesso il presidenzialismo è usato come un’arma di distrazione di massa. Non credo affatto che la concentrazione di poteri sia la soluzione ai nostri problemi.

Il prof. Carlo Galli dalle nostre colonne ha detto che sarebbe meglio non smarrire la figura super partes del Capo dello Stato: che ne pensa?
Ha ragione. L’elezione diretta del Capo dello Stato farebbe venir meno il ruolo di garanzia che attualmente riveste il Presidente della Repubblica, un garante della Costituzione e dell’unità nazionale e non governante. Senza contare gli squilibri profondi che si verificherebbero sia sull’autonomia della magistratura, la funzione del Csm e della Corte Costituzionale sia nei rapporti con il capo del governo e il parlamento, che verrebbero indeboliti.

Crede che il governissimo stia accelerando, troppo e in solitario, su questa riforma?..
Mi pare che ci sia stata un‘enfasi eccessiva e qualche fuga in avanti. Mi auguro che in futuro, Letta confermi con i fatti la dichiarata neutralità del governo.

Stefano Ceccanti fa riferimento a un certo tabù della sinistra nei confronti di un marcato leaderismo: è così?
Nessun tabù, una sana diffidenza verso ogni forma di cesarismo e di eccessiva concentrazione dei poteri. E non per questo mi sento conservatrice. Sto con chi ha sempre sottolineato la necessità di rafforzare la democrazia partecipativa e governante. La democrazia, però, non l’oligarchia e per questo dobbiamo intervenire migliorando l’efficacia dell’esecutivo, con nuovi poteri sul modello del cancellierato e introducendo l’istituto della sfiducia costruttiva. Il leaderismo, poi è cosa ben diversa dalla leadership, anche forte che se bilanciata da pesi e contrappesi costituzionali chiari non è affatto incompatibile con la democrazia. Il Parlamento Usa è un vero ‘cane da guardia’ del presidente ma non mi pare che nel nostro dibattito questo aspetto delle garanzie e dei contrappesi, a cominciare dal conflitto d’interesse sia messo in luce con l’attenzione che merita.

Riforme e governo: quante chanche ha l’esecutivo di durare per i diciotto mesi chiesti da Napolitano?
Dipende dalle risposte che saprà fornire ai problemi delle famiglie e delle imprese. Viviamo una drammatica crisi economica, manca il lavoro e il sistema di sicurezza sociale non è più in grado di sostenere nuovi bisogni e nuove povertà. Servono interventi robusti nel segno dell’equità ed è bene che il governo si concentri su questo fronte e lasci che il Parlamento faccia il suo lavoro per quelle riforme costituzionali sulle quali c’è già una larga convergenza procedendo con saggia gradualità.

twitter@FDepalo

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