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Ecco perché il caso Datagate è solo sensazionalismo

L’onda lunga dello scandalo Datagate che ha interessato il presidente Barack Obama e il Pentagono è lontana dal fermarsi.
Ai vertici Usa – come scritto nella lettera a Giorgio Napolitano dell’ex Garante della privacy, Franco Pizzetti, presidente di Alleanza per Internet – non viene rinfacciata solo la creazione della più vasta rete di sorveglianza a scala mondiale mai immaginata, ma soprattutto una violazione gigantesca dei diritti dei cittadini, sia americani che europei e di tutti i paesi del mondo.
Accuse che non trovano concorde Cynthia Johanson, product manager di Google, che in una nota spiega perché il caso Prism è stato gonfiato da troppo sensazionalismo.

IL PROBLEMA DELL’ACCESSO AI DATI
Dividiamo il problema in due parti – dice Johanson – il data mining (l’estrazione di informazioni da una grande mole di dati) e le prove. Ogni azienda seria non consegna prove a nessun governo senza l’autorizzazione di un giudice. Infatti nel caso Prism il problema è un altro. È l’accesso illimitato a dati da analizzare per trovare prove”.

INTERNET? POCO SICURA
Internet – continua la product manager di Google – non è sicura” ed è controllata quotidianamente “da hacker, studenti di sicurezza telematica, governi esteri e dall’Agenzia per la sicurezza nazionale (Nsa)”. L’unico modo per comunicare senza essere compresi è “cifrare le conversazioni“. Ed è evidente che “se c’è qualcuno che può neutralizzare questa cifratura, questi è senza dubbio l’Nsa. E soprattutto, per farlo non ha bisogno del sostegno di nessuna compagnia”.

L’EQUIVOCO DELLE SLIDE
Per l’esperta di Internet, le slide trapelate che dimostrerebbero l’esistenza del programma Prism non dimostrano nulla. “La gente produce diapositive di continuo, anche io potrei farlo” scrivendoci qualunque cosa. “È esattamente quello che sta succedendo qui: si assumono come prove delle slide fatte da uno sciocco stagista della Cia, a cui nessuno ha prestato attenzione. E diffondendole, Snowden (la talpa, ndr) tenta di danneggiare i datori di lavoro che non gli piacciono”. Queste cattive intenzioni unite ai media che non capiscono come funziona internet” producono “sensazionalismo.

LA LEZIONE DI PRISM
La morale della favola, conclude Johanson, è che “internet non è mai sicura” e che “l’unico modo per difendersi è crittografare le proprie comunicazioni”. Le aziende coinvolte – conclude – “stanno combattendo per rafforzare la privacy, non per indebolirla”.

Datagate, attraverso la rete gli Usa spiavano il mondo (fonte video: Euronews)

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