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Stato, mercato e democrazia. Il tema di maturità secondo Seminerio

“Stato, mercato e democrazia nelle tesi di Zingales, Pirani e Krugman”. La traccia socio economica della maturità 2013 vista con gli occhi di Mario Seminerio, economista e animatore del blog Phastidio.net.

Seminerio ragiona con Formiche.net sul ruolo degli Stati nazionali e sul senso più autentico del fenomeno chiamato globalizzazione.

Come avrebbe svolto il tema della maturità?
Innanzitutto puntando sul problema degli Stati nazionali che stanno progressivamente perdendo influenza nella vita di cittadini ed elettori, ma al contempo hanno ancora la possibilità di comprendere numerose questioni: come dimostra il caso dell’eurozona. C’è una sorta di riferimento allo Stato nazionale ma al contempo esistono crescenti “interferenze” dall’esterno: in termini economici con la globalizzazione e in termini di ricadute delle decisioni europee con ad esempio la decisione della Corte Costituzionale tedesca.

Un attacco alla Bce?
Quell’organo sta tentando di valutare se l’azione della Bce sia o meno compatibile con la legge fondamentale tedesca. Ma vorrei enfatizzare un dato: vi è un’enorme complessità in questo momento storico, per cui anche i riferimenti al contesto localistico rischiano di essere solo slanci romantici, travolti da influssi esterni.

Sul modello di sviluppo si confrontano due concezioni del mondo agli antipodi, esemplificati da Zingales e Krugman: una diversità che giudica come un arricchimento?
Sono antitetiche. Gli scritti di Zingales puntano ad aumentare la presenza del mercato, ma di recente la sua produzione si è centrata su una sorta di recupero della meritocrazia. Vede anche negli Stati Uniti un deterioramento del concetto di merito, con dubbi di motivazione che possono essere come delle incrostazioni oligarchiche che nella società statunitense sono assolutamente presenti, checché ne possiamo dire noi italiani.

Krugman invece caldeggia una sensibilità diversa…
Direi più “socialdemocratica”, da intellettuale della costa orientale ma con forti suggestioni europee se vogliamo. In queste settimane sta alimentando molte polemiche sul fatto che occorrono mezzi di trasporto pubblici negli Usa, e non solo potenziali treni ad alta velocità, con sistemi ciclabili nei Comuni. Sono due modi differenti di rispondere ad una crescente complessità, che provoca smarrimento nei cittadini.

Dov’è il punto di equilibrio?
Da un lato l’esigenza di liberare le forze meritocratiche della società italiana, dall’altro il ruolo importante della mano pubblica che occorre, ad esempio, quando il mercato fallisce e perde la bussola, rischiando di creare circoli viziosi che finiscono col distruggere la struttura. Come scritto di recente da Martin Wolf sul Financial Times, ci si sta rendendo conto che la globalizzazione è una forza potentissima che ha tolto dalla povertà milioni di persone in tutto il pianeta.

Ma a quale prezzo?
È quell’onda di risacca che sta venendo a colpire i Paesi sviluppati. È un salto che ha aumentato lo smarrimento, per cui ci si domanda: dal momento che viviamo in un tessuto reticolare dove il singolo Stato non riesce più a determinare un’influenza, serve più Stato, quindi più coordinamento fra gli Stati, o è necessaria più società civile? Ecco il grande bipolarismo che sta determinando i destini delle persone.

Troika e democrazia: che rapporto c’è, alla luce dei casi greco e cipriota?
Premesso che di fatto la troika secondo me non esiste, ho visto una forte dialettica fra Ue e Fmi. Quest’ultimo dovrà giocoforza cambiare pelle: rispetto a poteri e direttrici, al fatto che i Paesi emergenti sono sottorappresentati, e ad una guida che non si comprende se per diritto divino vada necessariamente ad un francese. Sono antichi retaggi di una decadenza che sta avanzando. Il deficit di democrazia negli interventi della troika può esistere o meno, in quanto sono azioni derivate da accordi transnazionali.

Come stemperare allora quel senso di Stati bypassati?
Con un maggior ruolo del Parlamento europeo, in termini di cessione di sovranità. Ma aggiungerei una diversa partecipazione anche nell’eleggere i vertici dell’Unione. Il rischio, diversamente, sarebbe quello di avere tecnostrutture che finiscono per far sentire i cittadini profondamente sradicati dai processi democratici. In questo non credo a chi vorrebbe eliminare le differenze da approcci di destra e approcci di sinistra, sarebbe un errore strutturale di cui già si intravedono i primi effetti.
twitter@FDepalo


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