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Tè, biscotti e lobby

Appuntamento ore 16.00, piazza Colonna, Palazzo Chigi. Si fa merenda assieme. Sul tavolo ci sono tè, biscotti…e lobby.

Il governo, per chi non lo avesse capito, fa sul serio. Consultazione lampo degli addetti ai lavori, i lobbisti, per limare il testo ormai pronto a sbarcare in Consiglio dei Ministri (il prossimo? Quello successivo? Ancora presto per dirlo). Partecipano alla merenda tutti i volti noti del settore. Ci sono i chiostrini guidati da Giuseppe Mazzei, c’è Ferpi, ci sono le società di lobbying più quotate, tra cui Reti e FB&Associati. Insomma, la “mejo gioventù”, per lo più romana (se non altro per ragioni logistiche).

La notizia era nell’aria da un paio di giorni. La prima a lanciarla ufficialmente oggi è stata Euractiv (Qui) e, naturalmente, è una notizia benvenuta (Qui un breve commento). Per due motivi. Primo perché l’inclusione paga, sempre. Secondo perché, stando alle voci di chi sarà seduto dalla parte istituzionale del tavolo (lascio a voi giudicare se è quella privilegiata o quella scomoda) si tratterà di una consultazione lontana dallo stile concertazione. In altre parole, c’è un’idea, c’è un progetto, c’è un testo. Si discutono i dettagli, non la filosofia di fondo. Se si trova un accordo meglio per tutti. Altrimenti il governo va avanti per la propria strada. Del resto, non serve essere costituzionalisti per sapere che, qualunque sarà il testo licenziato dal governo, la battaglia vera si farà in Parlamento.

E però il diavolo si nasconde proprio nei dettagli. I lobbisti non arrivano coesi all’appuntamento. Per carità, le opinioni diverse sono il sale di qualsiasi democrazia. Bene quindi le opinioni divergenti. Il fatto è che dagli incontri (romani) dei giorni passati tra addetti ai lavori sono emerse posizioni difficilmente conciliabili su alcuni aspetti chiave. Non ultimo, e non poco importante, il registro. Alla scuola degli “obbligatoristi” si è già opposta quella dei “facoltativisti”. In altre parole c’è chi il registro lo vorrebbe obbligatorio per tutti e chi, al contrario, preferirebbe la soluzione soft, quella europea, con iscrizione rimessa a facoltà dell’interessato.

Ecco perché la posizione dirigista (esagero ovviamente) del governo va bene. “Qui la democrazia la esportiamo, non la pratichiamo”, disse il povero Bradley Manning in una delle sue lettere (leggi Qui per un approfondimento). Nel nostro caso aggiungerei: “meno male”.

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