“Pd in rivolta contro Alfano” è il titolo scelto da Repubblica per raccontare come “cresce fra i democratici la richiesta di dimissioni del ministro”. In contemporanea va in scena una “tempesta al Viminale con a rischio nuove poltrone”. Nel suo fondo il vicedirettore Massimo Giannini parla di “padrone kazako”, mentre le ricostruzioni sono affidate ai retroscena di Carlo Bonini e Goffredo De Marchis rispettivamente su quel take dell’Ansa “ignorato dal governo” e sul lavorìo di convincimento verso il premier Enrico Letta: “Angelino va scaricato”.
Identica scelta di prima pagina per il Corriere della Sera (particolarmente ricco di corsivi sull’argomento), con maggior enfasi su “Pd spaccato, ma no alla sfiducia”. Letta ed Epifani “fermano i renziani sulle dimissioni di Alfano”. Massimo Franco nel suo pezzo mette l’accento sul “Premier bersaglio del fuoco amico”, mentre Gian Antonio Stella lancia un appello: “Salvate il sindaco (da se stesso)” con evidente riferimento alle brame di Matteo Renzi, e Francesco Verderami ragiona su strategie e alleanze, con il “Ministro che rifiuta il passo indietro”. Nel fondo firmato da Piero Ostellino, infine, si chiede che , crisi o non crisi, alla fine non sia il Paese a pagare.
Insiste su Renzi che dice “addio al Pd” Il Giornale che punta su “sinistra nel caos: col pretesto kazako il sindaco a un passo dalla rottura con partito e Letta”. Mentre Il Messaggero sottolinea il fatto che Letta “blinda Alfano, anche se il Pd resta spaccato”. Con da un lato il Premier da Londra che non vede “nubi all’orizzonte”, ma dall’altro si avvicina il voto di sfiducia di domani e oggi è atteso il discorso di Napolitano. Nel suo retroscena Marco Conti dà conto della sfida del centrosinistra a Palazzo Chigi, che andrà in scena in Aula. E nel suo editoriale il politologo Alessandro Campi allontana l’ipotesi elezioni, “in quanto il governo è senza alternative”.
Ma la giornata di ieri è stata caratterizzata da importanti fatti di carattere giudiziario, come il caso Ligresti, l’assoluzione del generale Mori e la condanna di Tronchetti Provera, letti in maniera diametralmente opposta dai quotidiani. Attacca Il Fatto Quotidiano che titola con “I Ligresti in carcere. Tronchetti condannato”, con la ricostruzione degli “album di famiglia da Craxi a Cuccia, da B. a Geronzi, al Corriere: tutti gli sponsor di Totò”, con riferimento al capostipite e leader Salvatore. Marco Travaglio nel suo editoriale si chiede con ironia: “La comunità finanziaria è sgomenta: ma come, un top manager che sa qualcosa di quanto accade nella sua azienda?”.
Agli antipodi il titolo a nove colonne scelto da Giuliano Ferrara sul Foglio, “Mori, la rotta dei patacchi”: con l’elenco dei “firmatari della menzogna da cui la sentenza ci libera: proscrizione e liberazione”. Mentre dedica la spalla (a differenza degli altri) su una dettagliata analisi circa “la guerra dentro la guerra”, con i ribelli siriani che perdono lo scontro con al Qaida.
Sul Giornale Vittorio Feltri dedica la sottoapertura in ricordo de “La leggenda di Don Salvatore, il Ligresti che mi piace”, riflettendo su quella “moda giudiziaria che ha inaugurato un nuovo filone: l’arresto in formato familiare”. Diversa da tutti la scelta del quotidiano dei vescovi, Avvenire, che in prima pagina per il titolo di apertura punta su “Questa povera Italia”, con riferimento all’impennata delle famiglie in difficoltà (emergenza al sud): il rapporto Istat è spietato, con “nove milioni di persone sotto la soglia di indigenza relativa, quasi 5 milioni non riescono ad accedere ai consumi essenziali”.
Infine Repubblica racconta l’ultimo colpo messo a segno da monsieur Arnault, che prende in affitto il Colosseo quadrato a Roma, per farci casa Fendi: 240mila euro al mese. Chapeau.
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