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Apple e il cartello sugli e-book per fregare Amazon

Apple come un direttore d’orchestra. La più grande azienda tecnologica del mondo ha svolto un “ruolo centrale” in una cospirazione con alcuni editori stipulando accordi illeciti per contrastare le politiche di sconto praticate dal gigante Amazon, violando così la legge antitrust.
A stabilirlo è stato il giudice Denis Cote che ha confermato la tesi del dipartimento di Giustizia davanti al tribunale federale di Manhattan.

Come riportato da Bloomberg l’azienda di Cupertino è stata giudicata responsabile di un aumento nei prezzi dei libri in formato elettronico, conseguenza diretta di un suo intervento di coordinamento tra i vari editori che avrebbero beneficiato del supporto commerciale della Mela senza il quale non sarebbero riusciti a intervenire singolarmente per contrastare le dinamiche di prezzo volute da Amazon, una media di circa 10 dollari per e-book, poco più di 7 euro.

Due modelli di distribuzione: Apple vs Amazon
La causa ha visto contrapporsi il modello di distribuzione di Apple, il cosiddetto modello “agenzia”, dove il prezzo è deciso dagli editori, con quello di Amazon, modello “all’ingrosso”, in cui a decidere è il distributore.
L’agenzia Reuters ricorda che prima dell’arrivo dell’iPad Amazon deteneva il 90% delle quote di mercato, ma la sua pecca, secondo le case editrici, era quella di vendere gli ebook a prezzi troppo bassi. Dopo il lancio della tavoletta targata Apple per gli editori si è presentata l’occasione di riimpossessarsi della facoltà di decidere il prezzo, visto che Apple chiedeva semplicemente in cambio il 30% delle entrate.
La strategia però non è piaciuta alle autorità antitrust, che hanno visto lievitare i prezzi per i consumatori finali.

Il piano di Apple
Apple con la sua mossa intendeva forzare il rivale Amazon ad alzare il prezzo dei suoi ebook, offerti a 9,99 dollari, contro i 12,99 e i 14,99 previsti da Cupertino. Il piano si è tradotto – secondo il giudice – in prezzi più alti per i consumatori e in profitti illecitamente guadagnati da Apple, visto che Amazon è stata costretta a cedere e ad aumentare i prezzi.

L’ostinazione di Cupertino
La causa legale contro Apple e cinque gruppi editoriali (Hachette, HarperCollins, Mcmillan, Penguin e Simon & Schuster) fu avviata nell’aprile del 2012. Tra le parti coinvolte l’azienda di Cupertino è stata l’unica però a decidere di non patteggiare, continuando a sostenere di non aver fatto nulla di illegale. Cosa che si è ripetuta anche ieri in seguito alla notizia del giudice di New York alla quale Apple si prepara a replicare con un ricorso: “Apple non ha complottato per determinare i prezzi degli ebook e continuerà a lottare contro queste false accuse”, ha spiegato in una nota Tom Neumayr, il portavoce della società con sede a Cupertino, California. “Quando nel 2010 abbiamo introdotto l’iBookstore, abbiamo dato ai consumatori più scelta, iniettando nel mercato una tanto necessaria innovazione e competizione, rompendo il monopolio di Amazon nel settore editoriale”, ha aggiunto.

I danni
Il Dipartimento di Giustizia ha commentato la decisione definendola “una vittoria per milioni di consumatori che scelgono di leggere i libri elettronici”, si legge sul sito The Verge.
Bisognerà attendere la nuova udienza per stabilire l’esatto ammontare dei danni subiti dai consumatori statunitensi.



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