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Calderoli, Borghezio, Salvini. Breve cronistoria delle sconcezze lumbard

Da Calderoli a Borghezio, da Salvini a Bossi: quando la politica del Carroccio si sfoga con toni da bar e insulti gratuiti.

Ecco una breve cronistoria delle sconcezze lessicali che la Lega ha mostrato negli ultimi vent’anni (al governo e all’opposizione), tra dito medio alzato e disinfettante nei vagoni occupati da immigrati. Come dire che le accuse del vicepresidente del Senato alla ministra Kyenghe  (“un orango”) e gli insulti all’ex ministro Idem, appartengono al dna della classe dirigente con la cravatta verde (oggi in declino) e non sono solo un episodio.

Agli albori
I primi anni in cui la protesta leghista si udiva dalle valli di Pontida sembrava fosse solo folclore: danza propiziatoria, improbabili simboli di guerrieri celtici, l’acqua del Po raccolta in un’ampolla che lasciava immaginare altri scenari sanitari. Ma poi quando la Lega, dalle sagre paesane si è trasferita nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama, gli echi di quegli epiteti sguaiati sono risultati fragorosi e imbarazzanti, con riverberi dettagliati anche sulla stampa internazionale.

Bossi dixit
Non si può che tornare indietro nel tempo alle prime boutade pronunciate dal leader della Lega, Umberto Bossi. La prima si trovava sul sito del partito, dove alla voce istruzione il senatùr risultava diplomato al liceo scientifico, mentre in realtà ha frequentato la Scuola Radio Elettra, oltre al fatto che “si iscrive alla facoltà di Medicina di Pavia, ove esercita anche la professione di tecnico elettronico applicato alla medicina”. Ma oltre gli slogan storici (“noi ce l’abbiamo duro”) memorabile fu un numero della Padania, organo del partito, con un titolo pesante nell’ottobre 1998: “la Fininvest è nata da Cosa Nostra”. Solo un antipasto, insomma, che avrebbe avuto un seguito più corposo. Buffa nel 2008 la bocciatura di suo figlio Renzo alla maturità (poi divenuto consigliere regionale lombardo) con Bossi che invocò una riforma della scuola in cui non sia previsto l’insegnamento da parte di “gente non dal nord”, accusata di “martoriare” gli studenti settentrionali. Passando per il dito medio innalzato con convinzione sia in occasione dell’Inno di Mameli, sia quando i giornalisti più recentemente gli chiedevano conto delle spese pazze del gruppo leghista. Senza dimenticare i suoi insulti a Napolitano e Monti, per cui un pm di Bergamo chiede di processarlo. Definì “terùn” il presidente della Repubblica e invitò il premier ad “andare affan…”. Decine di cittadini denunciarono un “attacco sovversivo contro l’Unità d’Italia”.

Nobel
Ma il Nobel del Carroccio se lo aggiudica senza dubbio l’eurodeputato Mario Borghezio, ripetutamente protagonista di insulti a sfondo razzista. Come quando in occasione di un viaggio in treno da Milano a Torino, una telecamera lo colse mentre disinfettava con il Vetrix un vagone dove viaggiavano alcuni extracomunitari. O come quando, affogando il paese intero in un mare di vergogna, disse “buttiamo Napoli: dobbiamo stare lontani da quello schifo di città. Mi domando se le condizioni in cui versa Napoli non siano un motivo sufficiente per essere indipendentisti e separatisti da questa parte del Paese. I napoletani e Napoli non fanno parte dell’Europa civile. Bisogna scappare da questo schifo… Noi vogliano essere liberi da questa Napoli che puzza di rifiuti e camorra. Bisognerebbe fare una pulizia radicale”. Senza dimenticare la sfuriata contro i terremotati di Abruzzo: “Questa parte del Paese non cambia mai, l’Abruzzo è un peso morto per noi come tutto il Sud. C’è bisogno di uno scatto di dignità degli abruzzesi. È sano realismo padano”.

Cresce “bene” Salvini
Ma accanto ai mostri sacri della prima Lega, ecco crescere i giovani come Matteo Salvini che non perde occasione per sciorinare tutto il suo repertorio. Il capo dello Stato? Sul caso Kyenge “stia zitto” ha dichiarato oggi, continuando nel solco della sgarbatezza istituzionale che è dei suoi padri politici. Anni fa proponeva vagoni della metropolitana milanese separati per italiani e immigrati. Infine una chicca sportiva: tra i sei giovani ultràs denunciati per gli insulti razzisti rivolti qualche settimana fa al calciatore del Milan Boateng e agli altri giocatori di colore del Milan, c’è anche l’assessore leghista allo Sport e alle Politiche sociali del comune di Corbetta. E’il 21enne Riccardo Grittini, allievo di Salvini. Ad maiora.

twitter@FDepalo

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