Il caso Kazakhstan si è configurato sin da subito come un evento dalla dimensione internazionale. Interessi geopolitici, economici e il ruolo dell’intelligence sono ingredienti essenziali del clamore mediatico che si è scatenato attorno alla vicenda che ha portato all’espulsione dall’Italia di moglie e figlia del controverso dissidente kazako Mukhtar Ablyazov. L’Italia (e in particolare Silvio Berlusconi) è stata accusata da media esteri, forse con un certo doppiopesismo visto il medesimo approccio britannico, di aver intrattenuto rapporti troppo amichevoli con il chiacchierato presidente-dittatore del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev (nella foto). Ma Roma, dettaglio non secondario nella vicenda, è anche uno dei partner economici più importanti della repubblica kazaka, dove Eni partecipa con un ruolo di primo piano al consorzio di aziende che sfrutterà uno dei più grandi giacimenti di idrocarburi al mondo, Kashagan. Un protagonismo che, secondo diversi osservatori, disturba alcuni competitori e ha scatenato una vera e propria “guerra” combattuta a colpi di articoli sulle maggiori testate mondiali e operazioni dei servizi segreti.
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