La vittoria di Ignazio Marino, neo sindaco di Roma, ha creato un vero tsunami politico, non solo a livello di Roma Capitale (considerando gli oltre 20 punti percentuali dati al rivale Gianni Alemanno), ma anche e soprattutto su base municipale.
Tutti e quindici i municipi sono saldamente nelle mani del centro-sinistra, incluso quel XV municipio (ex XX), da sempre “feudo” del centro-destra, una sorta di “villaggio di Asterix“, una “Minas Tirit” in stile compagnia dell’anello mai ceduto (fino allo scorso 9 giugno) dagli uomini del PDL in questi ultimi 20 anni.
Ed era la sorte prevista anche per le Comunali di Roma 2013, nonostante l’avanzata del medico-sindaco ligure. In XV municipio infatti il centro-destra si affidava all’esperienza di Gianni Giacomini (legato al gruppo del PDL romano targato Sammarco), non più, però, amato come prima, anzi avversato da una parte dei suoi stessi “alleati” (o presunti tali).
E sì perchè dopo un primo turno che lo vedeva davanti con oltre il 47% e 25.500 preferenze, Giacomini (PDL), sul filo di lana, è stato superato, a sorpresa, dal 29enne Daniele Torquati, candidato presidente del centro sinistra e uomo di riferimento a Cesano del PD. Una vittoria di Torquati al ballottaggio per appena 750 voti (poco più di 4 voti per ciascuno dei 144 seggi del XV municipio) che ha stupito tutti gli addetti ai lavori. Molti ancora oggi si chiedono se ha vinto Torquati o piuttosto se ha perso Giacomini, per il colpo di mano di alcuni suoi alleati. Una vittoria che ha fatto parlare di “miracolo” del centro-sinistra. In parte è vero, ma è altrettanto vero, per gli attenti analisti di politica (anche se locale), che non sempre è facile vedere pezzi della destra estrema italiana legarsi, seppur per ragioni di governo del territorio, alla corazzata del centro-sinistra.
In tempi di larghe intese tra PD e PDL (con Enrico Letta e Angelino Alfano seduti assieme sullo scranno del Governo) infatti nessuno (o quasi) si è stupito, per esempio, del passaggio a sinistra di Casapound e dei suoi oltre 1000 voti, che, insieme a M5S (in blocco hanno votato a sinistra) e anche di qualche camerata della prima ora (i maligni hanno parlato persino di tradimento elettorale – ma sarà poi vero? ai posteri l’ardua sentenza) hanno contribuito alla vittoria di Torquati in XV.
Tra coloro che sono passati a sinistra c’è anche l’ex presidente di assemblea municipale Simone Ariola (ex FLI e prima ancora PDL, e prima ancora AN e prima ancora MSI), salito all’ultimo minuto sul carro della lista Alfio Marchini ed oggi assessore al commercio nella giunta di Torquati. Praticamente un volo carpiato (in chiave politica) nella piscina del XV municipio, degno di una Tanya Cagnotto. Ma così è la vita, per non parlare della politica. Può capitare di tutto e il contrario di tutto (d’altronde la scelta finale, nonostante diverse opzioni sul nome del candidato presidente della lista Marchini, è stata solo di Alessandro Onorato, giovane delfino di Pier Ferdinando Casini, anche lui prima lista civica Veltroni, poi UDC, poi “delfino” di Marchini e oggi ideatore e fondatore del think tank “Cambiare Davvero“).
Ariola fu suggerito ai dirigenti della compagnine Marchini, narrano le cronache del XV, proprio da un ex camerata della prima ora (ma anche alleato di Giacomini) e già questo fa pensare. Una volta arrivato al secondo turno Ariola, senza coordinarsi con chi l’aveva miracolosamente salvato da una prematura scomparsa politica (visto che non c’era spazio nel centro-destra di Giacomini) si era gettato tra le braccia del centro-sinistra, anche perchè nei mesi precedenti aveva “sfiduciato” proprio Giacomini.
E così l’asse Ariola-Torquati è stato alla fine la “caramellina” sulla torta di una vittoria che è sembrata trionfale, per certi versi, ma che se fosse analizzata pezzo per pezzo (ma nessuno ha la faccia di farlo, perchè porterebbe qualche soggetto politico a vergognarsi o a ridare la tessera al partito di appartenenza) sarebbe degna di una puntata del fantasy-gotico meglio noto come “Trono di Spade” (caratterizzato per intrighi, tradimenti, veleni – molto attuale visti i tempi che viviamo nel nostro Paese).
Se Giacomini non fosse stato tradito elettoralmente da pezzi dei suoi (così come dicono i maligni), oggi Torquati sarebbe tornato a Cesano da consigliere ed Ariola probabilmente sarebbe alla ricerca di una nuova collocazione politica.
Ma la storia non è fatta di “se” o di “ma”. Ed ecco, quindi, che l’ormai “fascio-comunista” Ariola (l’ultimo esperimento di questo tipo è dello scrittore Pennacchi, candidato dal FLI di Italo Bocchino a Latina. Di quell’esperienza non se ne sa più nulla e di Pennacchi, ancora oggi si ricorda solo la sua vittoria al “Premio Strega), non sapremmo come altro definirlo, è burro e alici con la sinistra (il riferimento gastronomico non è casuale, perchè Ariola, tra le sue diverse attività, è stato anche imprenditore nella ristorazione).
C’è qualcuno che vorrebbe anche un suo passaggio con tessera nel PD. Verrebbe da sorridere, ma non ci sarebbe da stupirsi. Forse, è più Torquati che dovrebbe esigerlo, per rispetto della sua base, perchè avere un assessore “esterno” dell’ex compagine, da sempre amato nel mondo della destra, è un tantino imbarazzante anche per la base del centro-sinistra.
Ma i tempi sono cambiati. Nell’era Berlinguer l’idea di Ariola assessore non sarebbe mai esistita e Torquati, ad essere onesti, non l’avrebbe nemmeno pensata, a rischio di essere espluso dalla dirigenza delle Botteghe Oscure. Oggi, però, nel centro-sinistra c’è spazio per tutto e il contrario di tutto (ben 40 correnti) e, quindi, anche la presenza di Ariola non infastidisce che i benpensanti (che anche nel PD sono sempre di meno).
Questa, in sintesi. la fredda cronaca di una campagna elettorale triste, per non dire penosa (non per il risultato, ma per le dinamiche che hanno generato il risultato finale). Ma la storia del compagno Ariola non finisce qui. Da alcuni giorni è bersaglio, purtroppo, di una mano vile proprio sul suo territorio. Una mano che esiste, ma non si firma. Che ama schermarsi, e mai rivelarsi (ma ormai nel XV anche sul web è un fiorire di post di fake che colpiscono a turno l’immagine di questo o quel personaggio politico – è la moda del momento).
Sbeffeggiato, forse in modo molto duro, da avversari di cui non si conosce il volto, ma si percepisce il senso delle azioni (come è possibile vedere in questa foto del manifesto affisso a piu’ tornate da Cesano a Ponte Milvio). Raffigura tutti i “salti” politici fatti negli ultimi anni dall’attuale assessore Ariola, fino a quello, a sorpresa, nel centro-sinistra di Torquati (con buona pace anche del vero comunista Seminatore – che ha dato il via libera alla sua nomina). Certo il risultato l’ha portato a casa, è indiscutibile. Ma questa campagna denigratoria rischia di lasciare il segno sulla “reputazione” del giovano politico di Roma Nord, che, forse, oggi non sa più neppure a chi appartiene politicamente parlando. L’eredità di questa campagna affissionistica abusiva rimarrà (crediamo) nella mente degli elettori e anche sul web. La “memoria” è un qualcosa che ti resta addosso per sempre e Internet è un accelleratore, una sorta di tribunale di terzo grado senza possibilità di replica.
Simone Ariola ha vinto, ma siamo certi che dopo queste scelte e questa campagna di comunicazione “contro” (di cui non si conosce tra l’altro la firma) abbia ancora un futuro politico? Sinceramente da ex coordinatore della lista Marchini in XV devo dire che la risposta (non solo politica) è molto semplice: NO.
Ariola può solo prendersi questa tessera del PD (è l’unica soluzione anche per Torquati, per non riceverne un boomerang interno) e finire stancamente in una delle 40 correnti del partito, sempre che dopo il congresso di dicembre ne esista ancora uno.
E’ un apolide (nonostante l’inserimento nella lista Marchini) senza una casa politica. Una condanna politica (ma non solo) ancor più dura di una sconfitta nell’urna.
Alle prossime politiche crediamo che ci sarà un nuovo tsunami e un nuovo modo di fare politica. Non ci sarà più spazio, ci auguriamo, per chi intende muoversi solo saltando da una compagine all’altra (per quanto lecito sotto il profilo legale). L’elettorato italiano è stanco, ma non stupido, e tutti questi politici (giovani e meno giovani) “pagheranno” nelle urne questi loro comportamenti non certamente lineari da un punto di vista della coerenza. E’ scritto nelle stelle.
Un ultimo pensiero sul XV municipio: è ormai terra di nessuno e la campagna affissionistica contro Ariola lo conferma. Speriamo che Torquati faccia terminare, prima possibile, questa operazione abusiva, oltre che vile da un punto di vista politico, e soprattutto sveli i nomi di coloro che l’hanno ordita, anche se è chiaro che il continuo proseguo nell’affissione, giorno dopo giorno, ha un chiaro obiettivo: minare la credibilità politica di Ariola. Molti elettori o semplici cittadini non conoscevano tutti questi salti da un partito all’altro. E tra questi molti ci sono anche io (purtroppo). Forse, all’epoca, avrei dovuto fare un passaggio sul web e documentarmi meglio, ma i “civici” non hanno tutte le astuzie che fanno parte del patrimonio del politico medio italiano. Ma sbagliando si impara. E infatti nel nuovo movimento di moderati italiani, noto come “Noi siamo l’Italia” (ribattezzata dai giornali come la “casa dei moderati” italiani), Ariola non può trovare posto. Non è un giudizio di valore, è semplicemente la regola base di questo partito, che non vuole spezzoni scontenti di altre liste, per rispetto dei propri futuri elettori. Anche la politica si deve evolvere e non c’è spazio per il passato.