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Crocetta mette una croce sui No Muos. Il radar si farà

La notizia è rimasta riservata per quasi ventiquattro ore. La giunta della Regione Sicilia ieri ha deliberato la revoca alla costruzione del sistema radar Muos a Niscemi. Contro questa infrastruttura tecnologica frutto di una intesa fra i governi di Stati Uniti e Italia si erano scagliati gruppi di cittadini, ribattezzati No Muos, che avevano protestato manifestando timori per la salute pubblica. La battaglia civile era stata quindi cavalcata dal Movimento 5 stelle, particolarmente forte nella regione anche dopo la ormai storica traversata di Beppe Grillo. Il presidente Crocetta, dopo qualche tentennamento, spinto dal pressing dell’opposizione, aveva deliberato lo stop dei lavori aprendo un contenzioso durissimo, sul piano legale, con il ministero della Difesa e, sul piano politico, con la diplomazia americana. Quella delibera infatti venne impugnata al Tar siciliano che proprio qualche giorno fa aveva rigettato la richiesta dell’Avvocatura dello Stato di sospendere il provvedimento facendo riferimento al principio di precauzione a sua volta fondato da una perizia che non escludeva potenzialità negative delle onde elettromagnetiche emesse dal radar.

Pochi giorni fa la svolta. L’Istituto Superiore di Sanità, incaricato già dal governo Monti e sollecitato in questo senso anche da Enrico Letta e Beatrice Lorenzin, doveva produrre uno studio che certificasse la sussistenza effettiva di rischi o meno per le popolazioni. Il massimo organo scientifico italiano, dopo aver coinvolto anche Ispra (istituto superiore per la protezione ambientale) e l’Arpa Sicilia, ha fatto chiarezza: il Muos non fa male. Oggi, dopo gli appelli rivolti dal governo e manifestati pubblicamente dal ministro per la funzione pubblica, il siciliano Gianpiero D’Alia (abile pontiere fra Palazzo Chigi e Palazzo d’Orleans), arriva la scelta di Rosario Crocetta e della sua giunta di far decadere quello stop alla costruzione del Muos. I motivi infatti che giustificavano quella decisione sono venuti meno e sia il presidente che gli assessori avrebbero potuto rischiare una causa per danni (stimati in cinquantamila dollari per ogni giorno di ritardo).

Ora, dopo tante polemiche, governo centrale e governo regionale possono sotterrare l’ascia di guerra. Non altrettanto però vuole fare il movimento di Grillo e Casaleggio che minaccia, da par suo, di impugnare la scimitarra. A dar fiato le trombe è il deputato di M5S Francesco Cappello: “Con questo atto è iniziata ufficialmente la svendita della Sicilia in favore del Ministero della difesa e degli americani! Da isola più bella del mondo a piattaforma militare, è questo il nostro destino? Se Crocetta rappresenta ancora i siciliani torni indietro sui suoi passi e venga immediatamente a riferire in Aula, perché il Muos non è una questione privata tra governo e Ministero della difesa, ma riguarda tutti i siciliani. In caso contrario ne tragga le debite conseguenze”. Per il presidente siciliano insomma non c’è tregua, dalle polemiche con il Pd a questa violenta reazione dei grillini sul caso Muos. Di certo però c’è che questa telenovela sul sistema di comunicazioni satellitari (“strategico per l’Italia”, secondo il ministro Mario Mauro che ha seguito tutta la vicenda con fermezza e senza alimentare scontri istituzionali) trova un epilogo. Un lieto fine, si potrebbe dire. Se non fosse solo che abbiamo perso mesi di lavoro e anni di credibilità internazionale. C’è da essere soddisfatti quindi, anche se un certo amaro in bocca resta tutto.


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