Forse ci siamo. L’articolo 10 del decreto Fare, quello relativo al Wi-fi libero negli esercizi pubblici potrebbe essere giunto alla sua versione definita dopo il pugno duro che ieri sera in Commissione Bilancio alla Camera ha fatto cadere tutti gli obblighi per esercenti, negozi, ristoranti che offrono la connessione Internet al pubblico. Missione compiuta quindi per Stefano Quintarelli (Scelta Civica), Marco Meloni (PD); che insieme a Roberto Sambuco (Capodipartimento Comunicazioni del Mise) e il viceministro Antonio Catricalà hanno convinto il relatore Francesco Boccia, in Commissione, a modificare l’articolo 10 togliendo ogni obbligo.
La modifica
Ecco cosa prevede l’ultima versione del decreto 69/2013 all’articolo 10: “L’offerta di accesso alla Rete internet al pubblico tramite rete WIFI non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori. Quando l’offerta di accesso non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l’articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1° gennaio 2003, n.259 e successive modificazioni, e l’articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, e successive modificazioni”.
Cosa cambia
Grazie all’ultima modifica un esercente, un negozio, un ristorante, ma anche una pubblica amministrazione potrà offrire il servizio semplicemente mettendo un hot spot collegato alla Rete. Il tutto senza dover tracciare gli utenti, le loro connessioni, fornire account e password, né chiedere autorizzazioni, a differenza di quanto previsto dal precedente testo del Fare che chiedeva di tracciare i codici del dispositivo usato per la connessione che oltre a comportare rischi per la privacy degli utenti imponeneva ingenti oneri tecnici per gli esercenti.
Un aiuto per la crisi
Eliminate lungaggini e complicazioni il servizio potrebbe rivelarsi una mano santa per i luoghi pubblici nell’incentivare i clienti a trattenersi presso i propri locali.
A questo punto il testo definitivo non dovrebbe rivelare grandi sorprese nonostante non può considerarsi concluso l’iter del decreto che deve ancora passare alla Camera e poi al Senato.