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La baraonda Pd vista da Corriere, Repubblica e Giornale

La movimentata direzione del Partito democratico è su tutte (o quasi) le prime pagine dei quotidiani di oggi. Il Giornale titola: “Scoppia il Pd”, con i guai di Epifani e Letta. L’apparato del partito vuole cambiare le regole per azzoppare Renzi, ma ormai nessuno ascolta più i dirigenti. Il segretario costretto a rinviare il voto in direzione. E Laura Cesaretti dà conto del segretario e di Franceschini che “partono lancia in resta, con alle spalle lo stratega Bersani e la benedizione di Palazzo Chigi. Obiettivo: spazzare via Renzi con nuove regole per impedirgli di correre per la leadership. Ma l’astuto piano si infrange”. E la polemica firmata da Giuliano Ferrara su quei “moralisti che difendono il fisco pigliatutto”.

“Il Pd si spacca sulle primarie” apre Repubblica, con Franceschini che annuncia: solo gli iscritti votino il leader del partito. La Direzione rinvia il voto. La riforma costituzionale slitta a settembre. Epifani: no al segretario premier. Renziani e giovani turchi in rivolta. L’editoriale firmato da Claudio Tito spazia sul “vaso di coccio della maggioranza”, mentre di spalla l’inchiesta di Federico Fubini sullo stipendio sempre in ritardo, “addio al 27”.

Il Messaggero sceglie un titolo più insinuoso, “Battaglia su Renzi, Pd spaccato”, `con il caos in direzione, rinviato il voto sulle regole. Epifani: “platea ristretta per votare il segretario”. E l’ira di renziani, dalemiani e Bindi: “no, servono primarie aperte”. Da segnalare il fondo dell’economista Giulio Sapelli sulla doppia partita del recupero dell’evasione “con un piano di investimenti”. Mentre a centropagina si segnala il sì del governo al nuovo codice della strada, con la patente a punti per quattordicenni su scooter e minicar, mentre fumo vietato in auto con i bimbi e a scuola.

La Stampa di Torino apre invece con il giallo kazako, con un’inchiesta sul fatto che da parte delle forze dell’ordine ci siano state “omissioni e fretta insolita”. Il rapporto chiesto dalla Cancellieri finisce in procura: “Shalabayeva, polizia sotto accusa”. Mentre il fondo di Mario Deaglio (scelta simile a quella fatta dal Messaggero) è di taglio economico e si sofferma sul passo lento di una ripresa che si avvicina. Di spalla Francesco La Licata riflette sul caso Provenzano, con “l’uomo è vivo il boss è morto”.
Attacca L’Unità: “Congresso Pd, duello sulle regole” con a supporto due interviste: una al giovane turco Matteo Orfini (“Cambiare le regole col consenso di tutti”) e l’altra al popolare Beppe Fioroni: “Un segretario che si occupi del Pd”. Mentre un editoriale di Massimo Mucchetti sottolinea le tre lezioni dell’Ilva.

Di altro tenore l’apertura del Corriere della Sera, “Le Province restano senza poteri”: il governo le svuota per cancellarle. Sì al «decreto del fare». Riforme costituzionali, rinvio a settembre. Con il consueto punto parlamentare del sabato curato da Francesco Verderami sul “paradosso del Pdl, in crescita nei sondaggi”, mentre l’editoriale di Francesco Giavazzi (così come quelli su Messaggero e Stampa) si concentra sull’economia, ovvero sulla “circolare degli equivoci” circa la stabilità e affidabilità del paese. Il caso Pd scivola in spalla, con le strategie democratiche descritte da Massimo Franco, “Letta e Renzi, i due percorsi che spaccano i democratici”. E Gian Antonio Stella continua il filone della casta con il caso della Melandri a capo del Maxxi di Roma, fine del lavoro gratis: in consiglio lo stipendio.

Il Fatto Quotidiano invece apre sulla Carta: “La Costituzione stracciata spacca il parlamento”. L’ostruzionismo dei Cinque stelle e l’opposizione di Sel strappano il rinvio a settembre del voto sulla controriforma costituzionale. Rosy Bindi rompe il velo di omertà dei Democratici: “Non sacrificherò la Carta a questo governo”. Ma il premier Letta tira diritto: “Chi non ci sta vuole rompere il sistema”. L’appello sul sito del Fatto: raccolte 30 mila firme in poche ore.

twitter@FDepalo

 

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