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Egitto, scenari e rischi per gli investitori. Report di Sace

Investire o non investire in Egitto? Dopo lo scadere dell’ultimatum a Mohamed Morsi, le forze di sicurezza egiziane hanno disposto il divieto di espatrio per il presidente, che è stato posto agli arresti domiciliari nella sede della Guardia repubblicana.

La società della Cassa depositi e prestiti, Sace, mantiene stretto il monitoraggio sul Paese, cui dedica un Focus d’approfondimento per porre in contesto quanto sta accadendo e quali scenari si aprano sotto il profilo politico e sotto il profilo economico. Ecco i principali aspetti del report curato dall’ufficio studi della società pubblica per l’assicurazione all’export.

GLI SCENARI

Lo scenario con una maggiore probabilità di accadimento vede le Forze Armate premere per un accordo tra tutte le forze politiche, inclusi i Fratelli Musulmani e l’identificazione di autorità provvisorie con il compito di governare il paese fino alle successive elezioni parlamentari e presidenziali.

Lo stallo politico

Si rafforza l’ipotesi di un prolungato stallo politico. L’opposizione, unita dalla campagna Tamarod e forte dell’ultimatum delle Forze Amate, difficilmente riuscirà a rimanere coesa nel caso di un eventuale allontanamento di Morsi dallo scenario politico del paese.

L’instaurazione di un regime militare

Le Forze Armate, che ancora rivestono un ruolo chiave a livello politico ed economico, rafforzeranno il proprio peso, pur evitando di prendere direttamente il potere. La destituzione di un presidente democraticamente eletto e l’instaurazione di un nuovo regime militare, in particolare dopo la contestata gestione del periodo di transizione 2011-12, resta uno scenario con minore probabilità di accadimento.

L’accordo con il Fmi

L’accentuata instabilità si rifletterà sulle tempistiche delle riforme interne. Aumenta il rischio che le autorità al governo non siano in grado di far fronte alle crescenti aspettative della società civile e che rinviino l’adozione di misure necessarie, come la rimozione dei sussidi, nel timore di resistenze di carattere politico e sociale. Inoltre la proteste indeboliscono ulteriormente la capacità delle autorità di concludere l’accordo con il Fmi, ritardando anche l’erogazione degli aiuti internazionali correlati (complessivamente pari a 14,5 miliardi di dollari).

Nel caso in cui Morsi non accetti la prospettiva di un ritiro dallo scenario politico del paese e i Fratelli Musulmani si schierino compatti in supporto del presidente, aumenterebbe il rischio di una polarizzazione delle forze politiche e di una escalation delle violenze nel paese.

GLI EFFETTI

Il calo degli investimenti in entrata

Le recenti proteste potrebbero influenzare ulteriormente turismo e investimenti esteri, già provati dall’incertezza politica e dal peggioramento del livello di sicurezza registrati negli ultimi 2 anni. Nel caso del settore turistico (che contribuisce complessivamente al 15,1% del Pil) si sono registrati segnali di ripresa; tuttavia i livelli continuano ad essere inferiori a quelli pre-crisi (numero degli arrivi nel paese: -17,3% nel primo trimestre 2013 rispetto allo stesso periodo del 2010). Anche l’afflusso degli investimenti esteri è stato colpito: gli Ide (investimenti diretti in entrata) sono scesi allo 0,7% del Pil nel 2012, rispetto al 7,8% nel 2007.

Aumentano i tassi sui titoli egiziani

E i mercati osservano con attenzione. Continua a crescere la percezione del rischio, come rileva l’aumento del costo della copertura contro il default del debito sovrano egiziano. L’attività sui mercati obbligazionari appare moderata in termini di sottoscrizione di T-bill e T-bonds governativi, segnale della cautela con cui gli investitori guardano agli eventi nel paese.

Il rischio downgrade

Rating sotto monitoraggio. Negli ultimi mesi le principali agenzie di rating hanno peggiorato le loro valutazioni sul merito di credito del paese (S&P’s e Moody’s: CCC+; Fitch: B); anche l’OCSE ha peggiorato la propria categoria di rischio (cat. 6/7). L’aggravamento della situazione politico-sociale e le difficoltà di implementazione di una strategia macroeconomica di medio-lungo termine potrebbero comportare nuovi downgrade.

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