Che fosse una giornata all’insegna dei due Papi, il regnante e l’emerito, lo si sapeva già da qualche giorno. Alle 11 era in programma infatti la conferenza stampa di presentazione dell’enciclica “Lumen fidei”, la prima di Francesco scritta a quattro mani con Benedetto XVI.
Ma la sorpresa maggiore è arrivata di primo mattino, quando non erano ancora scoccate le nove. Nei giardini vaticani, nei pressi del palazzo del Governatorato, Francesco e Benedetto hanno consacrato lo Stato della Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo. Insieme.
Il progetto, ricordano Oltretevere, era stato approvato tempo fa da Ratzinger, e il suo successore ha voluto che il Papa tedesco fosse presente alla cerimonia. I due, spiega Radio Vaticana, “si sono abbracciati con affetto e sono rimasti vicini per tutta la cerimonia”.
L’impronta del teologo Ratzinger
Più tardi, è stato tolto il velo alla “Lumen fidei” (testo completo). Fin dall’introduzione, Bergoglio chiarisce che “queste considerazioni sulla fede – in continuità con tutto quello che il Magistero della Chiesa ha pronunciato circa questa virtù teologale – intendono aggiungersi a quanto Benedetto XVI ha scritto nelle Lettere encicliche sulla carità e la speranza”. Il Papa regnante spiega poi che Ratzinger “aveva già quasi completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede. Gliene sono profondamente grato e, nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi”. Leggendo il testo, l’impronta del teologo bavarese emerge chiaramente. In particolare nel capitolo secondo, intitolato “Se non crederete, non comprenderete”. I paragrafi ruotano attorno al rapporto tra fede e verità, verità e amore, fede e ragione, fede e ricerca di Dio, fede e teologia. Frequenti le citazioni di Sant’Agostino (perenne riferimento di Joseph Ratzinger).
“Non facciamoci rubare la speranza”
Il pensiero di Francesco risalta soprattutto nell’introduzione e conclusione. Negli ultimi paragrafi, prima della preghiera alla Madonna, il Papa torna su uno degli appelli più ripetuti da quando è succeduto a Benedetto XVI: “Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino, che ‘frammentano’ il tempo, trasformandolo in spazio. Lo spazio cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza”, scrive Bergoglio.
Il pilastro che mancava
La “Lumen fidei” completa il ciclo di encicliche dedicate da Benedetto XVI alle virtù teologali, aperto nel 2006 con la “Deus caritas est” e proseguito con la “Spe salvi” nel 2008. “Mancava un pilastro”, ha detto questa mattina il prefetto della Congregazione per i vescovi, il cardinale canadese Marc Ouellet: “Portando a compimento l’opera intrapresa dal suo predecessore, Papa Francesco rende testimonianza con lui dell’unità della fede”, ha aggiunto. E che l’opera sia a quattro mani, lo conferma il porporato: Francesco e Benedetto “espongono insieme la fede della Chiesa nella sua bellezza”. Ouellet invita però “a non cercare nel testo la frase dell’uno piuttosto che quella dell’altro”, in quanto si tratta “di un testo unico”, spiega il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, mons. Gerhard Ludwig Müller. “Lumen fidei” è un’enciclica “con forte connotazione pastorale”, dice mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione: “Papa Francesco, con la sua sensibilità di pastore, riesce a tradurre molte questioni di carattere prettamente teologico in tematiche che possono aiutare la riflessione e la catechesi”.
La famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna
Nell’enciclica c’è anche spazio per un richiamo al valore della famiglia, solo accennato esplicitamente da Francesco in questi primi tre mesi e mezzo di Pontificato. “La famiglia – si legge – “nasce dall’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio, dal riconoscimento e dell’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne e sono capaci di generare una nuova vita”. La fede, prosegue ancora il testo, “aiuta a cogliere in tutta la sua profondità e ricchezza la generazione dei figli”.