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Europa e Cina firmano l’intesa sui pannelli solari

La notizia merita. Segnala una chiarita nei complessi rapporti commerciali tra Ue e Cina ma anche intesa nel merito su una questione centrale nel grande business dell’energia rinnovabile. I negoziatori della Commissione europea e quelli di Pechino hanno raggiunto un accordo ‘amichevole’ per risolvere la disputa miliardaria apertasi sull’import di pannelli solari cinesi in seguito all’accusa di dumping, cioè di vendere questi prodotti in Europa a prezzi di molto inferiori (fino all’88%) al loro valore commerciale.

”Abbiamo raggiunto un’intesa che fissa un prezzo minimo da applicare ai prodotti esportati in Europa”, ha detto il commissario Ue al commercio Karel De Gucht. Secondo il quale sarà così possibile eliminare gli effetti negativi per le imprese europee della concorrenza sleale e allo stesso tempo sarà assicurato un adeguato approvvigionamento del mercato Ue dei pannelli. Mercato che nel 2012 ha fruttato ai cinesi ben 21 miliardi di euro.

Una soluzione di compromesso sostanzialmente inevitabile, visto che tra i partner Ue ben 18 Paesi, guidati dalla Germania (ma tra i quali non c’era l’Italia) erano contrari all’avvio della procedura anti-dumping che invece Bruxelles ha lanciato lo scorso giugno fissando dazi sulle importazioni dalla Cina dell’11,8%, destinati a diventare del 47,6% il sei agosto prossimo in mancanza di accordo. E visto anche che in molti si erano affrettati a dire che solo grazie ai cinesi il solare era diventato accessibile ai più.

Di opinione ben diversa le industrie europee. Tra il 2009 e il 2012 ben 50 di loro hanno chiuso i battenti, mandando in fumo 15000 posti di lavoro. L’associazione di categoria Ue ProSun ha bocciato in toto l’intesa annunciata oggi denunciando il fatto che il prezzo minimo di riferimento fissato non offre le dovute garanzie. Ed ha preannunciato la presentazione di un ricorso alla Corte di giustizia dell’Ue. Secondo le indiscrezioni raccolte a Bruxelles – prima di essere ufficializzato l’accordo deve essere esaminato dai Paesi Ue e approvato dalla Commissione – il prezzo di riferimento è stato fissato in 56 centesi di euro per watt contro i 38 del prezzo rilevato da Bruxelles in passato. Rispettando questa soglia, i cinesi potranno esportare verso l’Europa, senza dover pagare dazi, fino a un massimo annuo di 7 gigawatts, cioè la metà di quanto richiesto dal mercato nel 2012.

In ogni caso, l’intesa lascia sperare che cadranno le ritorsioni minacciate da Pechino contro prodotti come il vino che hanno creato non poco allarme anche in Italia. Ma non per questo il confronto commerciale Ue-Cina può dirsi risolto. L’Europa ha ancora in essere dazi su 54 prodotti cinesi, mentre viceversa sono 15 i prodotti europei che pagano dazi per entrare in Cina.



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