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Cosa “mi piace” e “non mi piace” su Facebook

Mi piace. Retweet. Aggiungi ai preferiti. Condividi. Incorpora. Sui social network c’è praticamente tutto per esprimere la propria ammirazione verso un determinato contenuto postato dagli utenti. C’è molto meno per manifestare il proprio disappunto, ma ci si sta lavorando. Nell’ultimo periodo le pressioni giunte da istituzioni e inserzionisti hanno spinto i giganti del web a trovare dei rimedi contro la pubblicazione di materiali offensivi, e quando non è possibile, almeno la segnalazione degli stessi come inopportuni.

L’ha fatto Twitter prima nei confronti delle immagini pedopornografiche, poi con la decisione di inserire un pulsante anti troll per segnalare abusi e minacce, e l’ha chiesto esplicitamente Cameron a Google, Yahoo e Bing, accusati di dormire troppo sugli allori.

Anche Facebook nel mese di giugno ha deciso di rivedere i parametri di giudizio sui post offensivi annunciando la fine dell’anonimato per coloro che si renderanno colpevoli della pubblicazione di contenuti che incitano all’odio o alla violenza.

Adesso il punto è un altro: Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, starebbe pensando di introdurre il dislike, la possibilità di dire “non mi piace”. “Entro qualche mese sarà possibile spiegare, attraverso il social network, perché una determinata cosa piace o non piace”, ha detto al network Abc Fidji Simo, rappresentante della compagnia.

Non è ancora molto chiaro che forma prenderà questa nuova opzione sul social network. Sappiamo che a Facebook ci si pensa dal 2010 ma la novità è stata finora sempre rimandata per paura delle reazioni negative degli utenti.

E in effetti la sua introduzione, seppur molto desiderata fin dall’esordio del “Like” nel 2009, sta già creando qualche allarmismo sull’uso che potrebbe derivarne.

L’uso del pollice verso è da tempo sperimentato ad esempio su YouTube, dove non sono mancati casi di vere e proprie guerre virtuali, e qualcosa di simile esiste a Pandora dove è permesso rifiutare una canzone.

“Personalmente sono molto preoccupato dalle conseguenze che questa funzione potrebbe avere sulla gente”, ha spiegato a Lettera43.it il sociologo ed esperto di social network Enrico Finzi, aggiungendo che il dislike potrebbe “peggiorare una deriva di violenza e odio che già serpeggia nel sito”.

In realtà si legge sull’Huffington Post che probabilmente la nuova opzione chiederà agli utenti il motivo per cui scelgono di nascondere determinati post nel News Feed o la pubblicità, senza necessariamente renderlo noto al popolo di Facebook.

 


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