I rappresentanti dei creditori internazionali della Grecia lo avevano messo in chiaro da subito: sui licenziamenti nel pubblico impiego nessuna trattativa. E così è stato, nonostante una crisi di governo, un rimpasto e le voci sempre più insistenti che vogliono il governo guidato dal conservatore Samaras e dal socialista Venizelos a termine, con il ritorno alle urne a ottobre (dopo le elezioni in Germania).
Ventiquattr’ore dopo il report positivo della Troika, che è valso alla Grecia un voucher per la dose di prestiti di agosto (anche se dilazionata e con la spada di Damocle del 19 luglio) approvata dall’Eurogruppo, ecco i primi 4.500 dipendenti pubblici che saranno licenziati entro il 31 luglio. Per otto mesi andranno in mobilità con il 75% di stipendio e poi tagliati definitivamente.
Primi tagli
Si tratta degli addetti alla sicurezza nelle scuole e dei dipendenti del Ministero della riforma amministrativa, oltre a docenti di musica e storia dell’arte. Entro la fine del mese di settembre invece verrà completato il processo di adesione al programma di mobilità per i totali 12.500 da licenziare. La ripartizione per anno – 4.000 nel 2013 e 11.000 nel 2014 – rimane costante come chiesto dalla Troika.
Nella scuola
Circa 2.000 saranno gli insegnanti che andranno in procedura di mobilità. Il Ministero dell’Istruzione ha già predisposto il piano nei dettagli e ha designato le discipline da cui saranno attinti quegli insegnanti: informatica, musica, scuola dell’arte, educazione fisica. L’accelerazione ha provocato la protesta di docenti e dirigenti che hanno redatto un memorandum inviato al Ministero della Pubblica Istruzione.
19 luglio
La data è già cerchiata in rosso, non solo dai vertici dell’Eurogruppo ma soprattuto dal premier greco, quel giorno si conosceranno le valutazioni dei creditori internazionali sui due grandi vulnus ellenici: le mancate privatizzazioni e la sostenibilità del debito. Anche se si tratta di un vero e proprio segreto di Pulcinella, dal momento che tutti gli analisti convergono sul fatto che Atene non è in grado di restituire il già avuto, quel giorno la troika deciderà sulla rateizzazione della dose di agosto. Con possibili sorprese circa i rapporti interni a Bce, Ue e Fmi. Dal momento che il Fondo Monetario Internazionale, anche se dichiara pieno appoggio, sta fremendo perché vorrebbe riuscire dal piano di salvataggio.
Draghi dixit
Ieri intanto il capo della Bce, Mario Draghi, ragionando sul caso Grecia, aveva velatamente manifestato i suoi rilievi sul fatto che i numeri iniziali non erano stati di grande aiuto nell’individuare la cura per il malato grave di Atene. E, quindi, tirando in ballo chi era al timone del Paese quando il buco esplose in tutta la sua gravità: il socialista Giorgios Papandreou. Le parole di Draghi seguono cronologicamente quelle di illustri dirigenti del Fmi che lo scorso dicembre fecero mea culpa su errori di valutazione commessi proprio dal Fondo Monetario Internazionale. Un passaggio che è facilmente comprensibile se si pensa che le misure per la Grecia sono state realizzate con tre memorandum: segno che i primi due non erano sufficienti a sanare le deficienze strutturali (su cui pende il caso della tv di stato Ert).
Due giorni di sciopero
Intanto nelle piazze di Atene e Salonicco torna alta la tensione. Scioperano per il secondo giorno consecutivo i lavoratori del pubblico servizio per protestare contro i tagli ormai decisi dal governo Samaras. Nella capitale un lungo corteo partito da piazza Karaiskakis è giunto dinanzi al Parlamento in piazza Syntagma, accompagnato da slogan come “non siamo numeri, ma uomini”, “Troika go home”, “giù le mani dall’Ellade”. Identica mobilitazione a Salonicco. I manifestanti srotolano striscioni con Angela Merkel dipinta come figlia di Adolf Hitler, con mostrine naziste e svastica in evidenza sul petto.
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