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Mandela e Mugabe, i due volti (agli antipodi) dell’Africa

I due volti dell’Africa: Nelson Mandela in fin di vita con la sua storia e le sue battaglie per i diritti, che ha lasciato la carica di presidente per dedicarsi all’impegno civile e sociale; e il dittatore Robert Mugabe che non intende abbandonare il potere in uno Zimbabwe chiamato oggi al voto. Se vincesse sarebbe record: al timone del suo Paese da 33 anni, tra scandali, banchetti faraonici e uno stile lontano anni luce da quello di Mandela. Diversi, ma intrecciati i percorsi dei due leader africani, che per la comunità internazionale rappresentano due immagini agli antipodi.

Zimbabwe
In un clima invernale si sono aperte oggi le urne per le elezioni generali con, i primi a votare, un gruppo di agenti di Polizia che ha preferito esprimere il proprio voto prima di prendere servizio posto di lavoro. Da rinnovare praticamente tutte le cariche politiche nel Paese, dal presidente ai componenti del Parlamento fino ai rappresentanti delle amministrazioni locali. Il presidente uscente si confronterà con l’attuale Primo ministro Morgan Tsvangirai. Il primo ha fondato la propria campagna elettorale sul tema occupazionale, promettendo due milioni di posti di lavoro, (nonostante famosi siano i suoi banchetti con centinaia di casse di champagne e aragoste in un Paese dove il tasso di mortalità per fame è tra i più alti del continente), oltre all’intenzione di preferire “la maggioranza nera” nel processo di acquisizione delle imprese straniere presenti sul territorio nazionale. Mugabe ha anche attaccato l’Occidente nel suo ultimo comizio, “sorpreso del fatto che lo Zimbabwe non sia collassato” sotto il peso delle pesanti sanzioni. “Non crolleremo, non crolleremo mai”, ha aggiunto. Il suo avversario, Morgan Tsvangirai, invece è espressione del Mdc e promette di intensificare i rapporti diplomatici con i Paesi occidentali e soprattutto di investire nella ripresa economica: “Ricostruire, non distruggere, dobbiamo essere sicuri di concentrarci sui problemi che affliggono la gente. Sto dicendo che bisogna accogliere gli investitori, locali e internazionali e non contrastarli. Bisogna smetterla con queste prese di posizione razziste”.

Festa memorabile
Era il 22 febbraio del 2009 e una festa restò negli annali dello Zimbabwe: per gli 85 anni del leader Mugabe si festeggiò con una torta di 85 chili durante un party all’aperto a Chinhoyi, la sua provincia natale. Ottanta vacche macellate per l’occasione, 250 mila dollari raccolti con una colletta forzata tra gli abitanti, carne alla griglia nonostante l’agricoltura nel Paese versi in condizioni disastrose.

L’altra faccia dell’Africa
L’altra faccia della medaglia africana si chiama Nelson Rolihlahla Mandela: il primo presidente a essere eletto dopo la fine dell’apartheid in Sudafrica e premio Nobel per la pace nel 1993. Mandela è ancora in condizioni gravi all’ospedale di Pretoria, “ma continua a mostrare segni di miglioramento” riferisce il governo sudafricano. Il leader 95enne è ricoverato da otto settimane per curare un’infezione polmonare. Nel 1999 la svolta: dopo aver abbandonato la carica di presidente prosegue il suo impegno e la sua azione di sostegno alle organizzazioni per i diritti sociali, con numerose onorificenze, incluso l’Order of St. John dalla Regina Elisabetta II e la Presidential Medal of Freedom da George W. Bush. È una delle due persone di origini non indiane (Madre Teresa di Calcutta è la seconda) ad aver ottenuto il Bharat Ratna, il più alto riconoscimento civile indiano. Celebre il suo motto: “Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l’apartheid!”

twitter@FDepalo

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