Versi e luoghi. Rime e paralleli, o meridiani, che si intrecciano magicamente. Quante volte abbiamo cercato, con impazienza e ingordigia tra gli scaffali delle librerie, volumi e racconti sui viaggi e sui mondi da incrociare e conoscere? Un esperimento diverso e in chiave metrica lo ha fatto Gian Carlo Di Renzo con una raccolta di poesie (Albeggi Edizioni) per la collana ControVerso: “I viaggi di Doctor G”, illustrate a colori da Spartaco Ripa, con introduzione di Alberto Contri. Gian Carlo Di Renzo, in arte “Doctor G”, è un medico e ricercatore di fama internazionale, ma è anche un artista, musicista e poeta. Da scienziato gira il mondo per divulgare i risultati del suo lavoro ma nei suoi viaggi non dimentica mai la sua penna, e traccia istantanee poetiche di ogni luogo che incontra, svelandone anche i volti più nascosti. Poesie e illustrazioni descrivono luoghi noti come Pechino, Mosca, Lisbona, Shanghai, ma anche luoghi lontani, meno noti, o addirittura inaccessibili, come Jazzine, Curitiba, Saigon, Doha, Ciudad del Mexico, Kabul, Kiev e Ushuaia, la “fine del mondo”.
Qualche pillola? Pechino “non è più proibita né sigillata: gli acuti odori dell’antico centro violentati dalla polvere di mercurio”; Shanghai “Sul Bund orlato di fuoco al tramonto, marmi di arcana potenza lasciano ombre sul fiume lento e pastoso, solcato da file di tartarughe naviganti”; Ciudad del Mexico dove “una vecchia mestiza offre su una mano un cuoricino di plata per pochi pesos, due occhi vuoti, abituati al diniego, afferra una carta di pesos come fosse un pezzo di pane”; India, in cui “l’asfalto senz’anima che ti circonda è percosso da gomme e zampe in un caotico turbinio di attimi strappati e di scontri evitati”. Sedici poesie e 16 illustrazioni, inaugurate da Verona, e da Kabul, “splendido scrigno di una civiltà repressa che da Alessandro a Barbur ha dettato arabeschi di guerra e di arte”. Il libro verrà presentato a Roma il 25 luglio alle 20, nell’ambito del festival “Suoni di Parole” che si terrà alla Casa del Jazz di Roma.
“Dobbiamo andare e non fermarci – ha scritto Jack Kerouac – finché non siamo arrivati. Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare”.
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