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Il Garante della Privacy sculaccia le Procure che origliano troppo

Continua la messa in sicurezza dei dati personali dei cittadini che il Garante italiano per la protezione dei dati personali sta portando avanti nei confronti di tutte le amministrazioni pubbliche.
Questa è la volta delle Procure della Repubblica verso le quali il presidente Antonello Soro ha prescritto una serie di stringenti misure per incrementare la sicurezza nello svolgimento delle intercettazioni.
Il Garante ha segnalato al Ministero della Giustizia la necessità di fornire alle Procure le risorse idonee a dare attuazione a quanto prescritto nel provvedimento, per la cui adozione ha stabilito il limite di 18 mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

L’indagine conoscitiva
Per giungere a tale provvedimento l’Autorità ha condotto un’indagine conoscitiva presso un campione di Procure della Repubblica di medie dimensioni (Bologna, Catanzaro, Perugia, Potenza e Venezia) per valutare le misure tecnologiche e organizzative adottate negli Uffici giudiziari nell’attività di intercettazione di conversazioni telefoniche o di comunicazioni, anche informatiche e telematiche.
Quello che è emerso è un quadro variegato che ha portato il Garante a intervenire per rafforzare il livello di sicurezza dei dati e dei sistemi usati per gestirli. L’Autorità ha scelto inoltre di estendere tali interventi alla generalità degli Uffici inquirenti, armonizzando le misure a protezione dei dati anche alla luce delle tecnologie in costante evoluzione nel campo delle comunicazioni elettroniche e dei possibili rischi legati all’uso degli strumenti informatici.
“La protezione delle informazioni personali raccolte e usate nello svolgimento delle intercettazioni riveste particolare importanza per gli effetti che un loro uso improprio può determinare sia riguardo alla dignità e ai diritti delle persone intercettate e di quelle che comunicano con esse, sia alla necessaria efficacia delle indagini”, sottolinea Soro.

Le nuove misure: fisiche e informatiche
Le misure riguardano sia i Centri Intercettazioni Telecomunicazioni (C.I.T.) situati presso ogni Procura della Repubblica sia gli Uffici di Polizia giudiziaria delegata all’attività di intercettazione e possono dividersi in misure di sicurezza fisica o informatica.

Le prime riguardano gli accessi alle sale delle Procure che saranno disciplinati da badge individuali e verranno tracciati. Ulteriori limitazioni verranno stabilite per il personale tecnico che dovrà essere autorizzato dalla Procura e al quale sarà comunque essere consentito l’accesso solo a dati, strettamente necessari al compimento degli interventi di manutenzione.

Le misure informatiche riguardano invece l’accesso degli operatori e le loro postazioni che dovranno essere connesse a reti protette con firewall, la masterizzazione e l’eventuale duplicazione dei contenuti delle intercettazioni da effettuarsi solo se indispensabili e solo da personale abilitato e dovranno essere protette con tecniche crittografiche. I contenitori o i plichi utilizzati per il trasporto dei supporti non dovranno recare indicazioni che consentano ad estranei di individuare l’oggetto dell’intercettazione, il quale dovrà avvenire esclusivamente mediante personale di polizia giudiziaria. Le tracce foniche dovranno inoltre essere conservate in forma cifrata e ogni estrazione di dati dovrà essere effettuata con procedure crittografiche.

Ecco tutte le misure previste dal Garante

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