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Ior e Curia, che cosa cela la sintonia fra Bergoglio e Maradiaga

Non solo visite alla favela di Varginha, all’ospedale di san Francesco e al palazzo municipale di Rio. Bergoglio, nelle pause dagli impegni pubblici, studia i dossier che si è portato in Brasile. Ior e riforma della curia su tutti. Non si tratta più di supposizioni né di tentativi di indovinare cosa ci sia nella valigetta in pelle  che il Papa non lascia un attimo fin dalla partenza dall’aeroporto di Fiumicino – se non la tiene in mano lui, è il fidato segretario don Alfred Xuereb a portare il piccolo bagaglio – perché ad ammettere che Francesco sta lavorando al riassetto della governance vaticana è il cardinale Oscar Maradiaga.

Honduregno, arcivescovo di Tegucigalpa, settantenne, salesiano, il porporato latinoamericano è uno degli uomini più vicini a Bergoglio. Tra i due c’è sintonia, al punto che il Pontefice ha scelto proprio Maradiaga come coordinatore del gruppo di otto cardinali incaricato di preparare il riassetto della curia (aggiornando e modificando la costituzione apostolica Pastor Bonus, che ne regola il funzionamento) e di aiutarlo nel governo della chiesa universale. Dallo scorso marzo, il cardinale honduregno è spesso a Roma, si incontra con il Papa a Santa Marta e lo si vede concelebrare in San Pietro.

Il colloquio riservato a Rio
Ieri, parlando al quotidiano spagnolo La Razón, Maradiaga ha rivelato che nel pomeriggio di mercoledì ha avuto un colloquio con Francesco nel palazzo di Sumaré, la residenza dell’arcivescovo di Rio de Janeiro che in questi giorni ospita Francesco. Due i temi della conversazione, ha spiegato il porporato: riforma della curia e governo della chiesa universale. Tradotto, si è discusso il modo per rendere più efficace il lavoro della commissione istituita lo scorso aprile che inizierà a riunirsi il prossimo ottobre. Maradiaga ha proposto al Papa di redigere un instrumentum laboris (un piano di lavoro) che contenga tutte le proposte per rinnovare la chiesa e le sue strutture (che per Bergoglio sono “caduche”) che stanno giungendo in queste settimane dalle diverse aree geografiche del pianeta. “L’intenzione – sottolinea il cardinale salesiano – è che le idee vengano dal basso verso l’alto”. Il momento è propizio, dato anche “il grande entusiasmo che c’è tra i vescovi”.

L’instrumentum laboris
Il progetto è chiaro, e Maradiaga l’aveva già delineato in un intervento pubblicato sul quindicinale Il Regno : “Sarebbe auspicabile, e penso che lo si farà, che ci possa essere uno sviluppo della struttura sinodale, che ne cambi la metodologia di lavoro perché abbia una funzione non solo consultiva bensì anche decisionale”.
L’arcivescovo di Tegucigalpa spiega che “con l’instrumentum laboris le proposte per il Papa non saranno troppo complicata, in quanto la linea sarà già marcata”. Gli otto cardinali, i membri del cosiddetto “consiglio della corona”, manterranno un contatto continuo con il Pontefice, anche quando saranno tornati nei paesi di origine. Lo schema è quello di “una specie di consiglio di anziani per aiutarlo” nel governo della comunità cristiana.

Snellire la curia, cancellare i doppioni
Maradiaga va a fondo del problema e spiega che bisogna dare risposta “alle inquietudini” manifestate durante le riunioni che hanno preceduto il Conclave. C’è un gran desiderio che il Papa sia più informato, che non si ripeta quanto accaduto con Benedetto XVI e il caso Vatileaks. Le informazioni devono arrivare a lui senza filtri”.
I progetti per il futuro della governance vaticana sono già sul tavolo, e a delinearli è sempre il fidato collaboratore di Bergoglio: ridimensionamento della Segreteria di stato affinché non abbia più tutto il potere che ha ora e eliminazione dei doppioni considerati inutili. L’esempio, dice il porporato honduregno, è dato dal Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione che convive con la preesistente Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Leggendo tra le righe, si comprende che l’attenzione di Maradiaga è puntata sul primo organismo, guidato da mons. Rino Fisichella e istituito da Papa Benedetto XVI per dare seguito a uno dei cardini principali su cui ruotava il pontificato del teologo bavarese. Cancellarlo potrebbe essere quindi una questione assai delicata.

Trasformare lo Ior in una banca etica
Quanto allo Ior, nessuna intenzione di soppressione: “Sarebbe una buona idea trasformarlo in una banca etica. Tutti gli stati hanno diritto ad avere una banca. Perché non il Vaticano?”, domanda il salesiano. Certo, molto dovrà cambiare: “Prima del Conclave molti di noi facemmo domande al riguardo, e ci fu detto che non è una banca ma una fondazione. Ma allora, perché si comporta come una banca?”.

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