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L’indignato Salvini e la Lega che non c’è più

“Io mi indigno con chi si indigna. Napolitano, taci che è meglio!”

Nella rincorsa a un minimo di visibilità perduta, la Lega le prova tutte. E dopo l’uscita di ieri di Calderoli, invece di trovare un antro buio e nascondersi per la vergogna, qualcuno cerca addirittura di rilanciare, prendendosela nientemeno che con il Capo dello Stato. Il che, si sa, almeno un taglio basso sui giornali dovrebbe assicurarlo.

Deve essere quello che ha pensato Matteo Salvini, uno che quando si tratta di certificare il razzismo della Lega è sempre in prima fila, secondo il quale “Napolitano si indigna per una battuta di Calderoli. Ma Napolitano si indignò quando la Fornero, col voto di Pd e Pdl, rovinò milioni di pensionati e lavoratori?”

A parte il fatto che derubricare le cose dette da Calderoli a semplice battuta è la classica pezza peggiore del buco – visto che peggio di un politico razzista c’è solo un politico che pensa di fare lo spiritoso facendo il razzista – ma perfino Salvini dovrebbe essere in grado di capire che una cosa è una decisione di politica economica, con la quale si può essere d’accordo o meno ma che resta legittima se presa nelle forme previste da Costituzione e leggi, un’altra cosa è una frase beceramente razzista, che non è più legittima neanche in Sudafrica da 20 anni a questa parte.

Ripeto, per la Lega e i leghisti (ex) in carriera come Salvini deve essere dura passare dalla golden share dei governi berlusconiani all’irrilevanza attuale. Ma per raccogliere qualche titolo sui giornali forse sarebbe più utile cercare altre strade. Tipo fare politica.


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